Sono passati esattamente quattordici anni dall'ultima volta che mi è capitato di festeggiare capodanno invitando amici a casa mia.
La prima volta si era in campagna ad aspettare lo scadere del millennio. Stavolta, nel più prosaico passaggio tra il 2013 e il 2014, eravamo in città.
Curiosamente, benché, a parte me e un'altra persona, i partecipanti fossero diversi, in entrambi i casi eravamo in sette: cinque donne e due uomini. Anche allora tirammo tardi sfidandoci in un'interminabile partita a Trivial e un'amica si fermò a dormire da me per rincasare il giorno dopo.
Ehm, a dirla tutta, in entrambi i casi il capodanno ha mietuto una vittima; ma se nel 2000 una commensale dovette abbandonare il campo a metà della cena per improvvido virus influenzale, quest'anno temo sia stata la doppia dose di tiramisù a costringere la mia sventurata ospite a passare la mattina del 1 gennaio facendo, suo malgrado, un'approfondita conoscenza del mio nuovo bagno.
Nel complesso, però, direi che è andata bene.
Certo, nel 2000 ero più giovane e, ricordo, quella sera, stranamente brillante come non lo sono mai più stata né prima né dopo. Ancora adesso me ne stupisco e mi chiedo il perché di quella magia che, a persone come me, immagino capiti giusto una volta al millennio. Forse era un misto di senso di responsabilità ed eccitazione che mi permise di tenere testa con dignità ai novelli fidanzati inseparabili e deliziosamente petulanti come due cocorite, di evitare che, allo scoccare della mezzanotte, mi devastassero casa aprendo bottiglie di spumante indebitamente agitate cacciando per tempo gli stappatori in cortile, nel buio di una notte che ricordo limpida e nemmeno troppo fredda. Ricordo che riuscii a mettere uno dei due uomini a lavare i piatti incastrato con aria perplessa nel minuscolo cucinino e che cantammo, giocammo e ballammo (ehm, ballarono, più che altro...) fino al limite dell'alba.
Potevamo permettercelo, allora: eravamo tutti più giovani e con meno impegni di famiglia e/o lavoro, la casa era relativamente isolata e tutti i presenti abitavano nel raggio di un chilometro. Chilometro di strada stretta e curvosa, d'accordo, ma sufficientemente breve e nota da permettersi di percorrerla anche dopo aver assaggiato tutti (tranne me) il delizioso sorbetto al limone di S., di cui tutto si poteva dire meno che fosse analcolico.
Quest'anno vuoi per l'età - fa un po' ridere dirlo mentre si è ancora relativamente giovani, ma molte cose sono comunque cambiate il quattordici anni - vuoi per la location (il condominio tende a tarpare le ali a eventuali follie musicali e canore ad ora tarda), vuoi perché c'era chi doveva farsi un po' di chilometri per rincasare, ci siamo andati più cauti; ma non per questo sono mancati una buona cena, tante chiacchiere, brindisi d'ordinanza (io sempre ad acqua frizzante, benché una mano ignota abbia tentato di riempirmi di vino il bicchiere), giochi e risate.
Ringrazio tutti per il contributo, sia in termini di vettovaglie sia, soprattutto, per la presenza e l'amicizia, che sono un balsamo per chiunque, figuratevi per me.
E mi scuso se, come accade quasi sempre da qualche tempo a questa parte, anche organizzare una festa mi è diventato fonte di interminabili paranoie, ma, credetemi, ce l'ho messa tutta.
Ringrazio tutti perché questo capodanno mi ha offerto l'occasione per inaugurare la mia casa con qualcosa di degno di essere ricordato volentieri in futuro. Prima o poi ci andrò anche ad abitare, promesso...
Pensandoci, però, credo non sia un caso che io, la mia casa, l'abbia immaginata fin dall'inizio con una camera per gli ospiti, un divano letto e un numero di sedie, piatti, posate e bicchieri decisamente maggiore di quanto sia utile per starci da sola: perché, nonostante tutto, vorrei che fosse accogliente. Vorrei io stessa essere più accogliente, superando dubbi e paure.
Ecco, questo potrebbe essere un buon proposito per l'anno nuovo.
Oltre a quello di procurarmi un cavatappi decente e la spazzola per il wc che ancora mi mancano; ma questa è un'altra storia...
Auguri!
lunedì 6 gennaio 2014
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