martedì 24 agosto 2010

Andiamo con ordine: resoconto di una vacanza

Va bene, confesso, la meta l'ho scelta perché avevo voglia di sentir parlare veneto per motivi che potete immaginare, e perché con Caorle e uno dei suoi campanili ho un conto in sospeso da vent'anni, però Costi, bontà sua, mi ha dato corda, e questa è diventata la nostra vacanza. Ma andiamo con ordine. Lo stesso ordine che ci siamo ritrovate rientrando in camera la prima sera e scoprendo che la proprietaria del B&B non si era limitata a pulire ma si era presa la libertà di sistemare a suo modo tutto quello che avevamo lasciato in giro. In ogni caso Caorle ci ha accolto con i fuochi d'artificio, posticipati di due giorni causa maltempo. Dopo quest'inizio scoppiettante, in sette giorni siamo riuscite a macinare 985 km; d'accordo, almeno una quarantina li avremo fatti perdendoci qua e là, perché, come sapete, le strade cambiano se le si percorre in un senso o nell'altro, di notte o di giorno e, soprattutto, non è facile sapere dove vai se i cartelli ti indicano Venezia e Trieste (meraviglia!), ma non i paesi che stanno nel mezzo. Comunque, abbiamo esplorato in barca la laguna di Caorle, che se è piaciuta a Hemingway non poteva che piacere a noi, e visitato un casone da pesca dove un folcloristico marinaio ci ha offerto un caffè sospetto. Abbiamo visto Aquileia, meravigliosa città romana al confine tra gli imperi d'oriente e occidente, con una basilica paleocristiana che ha per pavimento un tappeto di mosaico.
Ci siamo affacciate a Grado al tramonto, percorrendo una strada col mare da entrambe le parti e parcheggiando, con un po' di patema, a due passi dall'acqua. Poi siamo state a Burano con le case colorate come disegni di bambini, le altane fiorite e le ricamatrici in crocchio nelle piazze - pardon, campi - a ciacolare; da Burano abbiamo raggiunto San Francesco del Deserto: isola monastero su cui si trova la prima chiesa dedicata al frate di Assisi che qui soggiornò di ritorno dalla Terra Santa. Ora ci stanno cinque frati e una cagnetta che si godono un silenzio sovrumano e una vista notevole della laguna. Infine, un po' per ammortizzare il giornaliero del traghetto un po' per timore di affrontare di nuovo le infide vie venete, ci siamo concesse un gelato a Venezia con scalata (senza bandiere!) al campanile di San Marco. Abbiamo attraversato il Piave che mormorava e l'Isonzo di Ungaretti, e passato paesi dai nomi singolari, come Ottava Presa, persi tra i campi di mais. Tra una gita e l'altra abbiamo trovato anche il tempo per prendere il sole, fare qualche bagnetto e persino assistere alla presentazione di due libri serissimi. Alla fine cosa resta? A parte la malinconia del ritorno, un centinaio di foto e un pacco di guide, volantini e scontrini, gli incontri: la signora di Burano che non ci voleva dire il prezzo dei suoi ombrellini ricamati perché era chiaro che non li avremmo comprati; il marinaio del traghetto di linea per Venezia, altissimo, magro, ricciuto ed elegante con l'aria sorniona di chi sa cosa fare; il buffo frate che ci ha accompagnata a San Francesco e proprio il giorno dopo sarebbe stato trasferito. E i particolari, quelli che a casa propria non si notano mai, come le scope appese alle grondaie a Burano o gli enormi fiocchi rosa e azzurri per annunciare le nascite, grandi il doppio di quelli che usano qui. A proposito, visto che mentre ci crogiolavamo al sole e alla brezza del mare Giacomo è venuto alla luce, gli diamo il benvenuto augurandogli che lo stesso sole e la stessa aria leggera lo accompagnino sempre in questo viaggio che molto spesso è tutto tranne una vacanza, ma a volte, grazie al cielo, può assomigliarle. Un abbraccio.

lunedì 16 agosto 2010

Il ritorno della gallina ceca

Un saluto a tutte le ciose che si trovano a casa, oppure in viaggio, o sono in procinto di partire. Mando un pensiero di accompagnamento a Co e Cri in vacanza a Caorle, e un bacio alla Zamba che sta per farci conoscere il suo piccolo Giacomo.
Io sono tornata pochi giorni fa da un tour di due settimane della Repubblica Ceca, una meta un po' insolita (a parte la splendida e turistica Praga), ma che mi ha regalato piacevoli emozioni grazie ai suoi panorami agresti punteggiati di girasoli, allo spettacolo del volo delle cicogne, ai villaggi antichi con gli immancabili castelli e le chiesette dal campanile appuntito...
Ora sono di nuovo in ufficio, con le bozze che mi incalzano, ma è come se io andassi al rallentatore e ritrovare la concentrazione è assai arduo...

giovedì 12 agosto 2010

La differenza

Penso e ripenso: - Che mai pensa l'oca
gracidante alla riva del canale?
Pare felice! Al vespero invernale
protende il collo, giubilando roca.
Salta starnazza si rituffa gioca:
né certo sogna d'essere mortale
né certo sogna il prossimo Natale
né l'armi corruscanti della cuoca.
- O pàpera, mia candida sorella,
tu insegni che la Morte non esiste:
solo si muore da che s'è pensato.
Ma tu non pensi. La tua sorte è bella!
Ché l'esser cucinato non è triste,
triste è il pensare d'esser cucinato.

(Guido Gozzano, La via del rifugio)

C'è una ragione per cui ho pubblicato questa citazione di un altro dei "miei" poeti; oh, se c'è una ragione; ma, scusate, non ve la dico!

mercoledì 4 agosto 2010

Ciose vagabonde

Dato che, se non si fosse già capito dai post più recenti, una delle passioni delle ciose sono i viaggi (soprattutto quando si trasformano in rocambolesche avventure!...) e dato che, per molte di noi si avvicina, o è da poco passato, il tempo delle vacanze, faccio capolino nel blog per farvi conoscere una nostra simile, degna compagna di viaggio, una vera e propria ciosa vagabonda.
Si tratta di "Camilla la gallina" (testo di A. Pandini, disegni di M. Mariani), un personaggio che compare da più di un anno in un fumetto su un giornalino per bambini (che leggo spesso non solo per deformazione professionale..!)
"Camilla la gallina se ne andava per il mondo perché non credeva che fosse tondo". Così recitano gli amici di Camilla la gallina all'inizio di ogni sua nuova avventura. Ciò che colpisce di questo personaggio è la sua curiosità e il suo irrefrenbile desiderio di scoprire il mondo, che la portano a superare la sua natura goffa e impacciata. Camilla si ritrova così nella savana a guardare le stelle insieme al leone e alla giraffa, ad attraversare il mare sul dorso di una balena e il deserto sulla groppa del dromedario... Fa amicizia con il castoro, lo struzzo, il canguro e il koala nella lontana Australia. Trova belli e ricchi di fascino incontri con animali pericolosi, come il cobra e il coccodrillo, ed è perfettamente a suo agio in luoghi poco ospitali come il deserto dell'Africa, "dove la luna sembra più grande e la notte è tutta una festa di voci"... Perché in fondo quello che scopre Camilla è che "il mondo è bello, ma è ancora più bello farlo sapere agli amici".
Allora, buon viaggio, Camilla, e buone vacanze cioseche a tutte!

P.S.: per pubblicare il ritratto di Camilla la gallina ricorrerò a Cri, che sa come inserire le immagini... abbiate pazienza.. ;)

La Cina è vicina...

Precisamente è a Milano; almeno fino al 5 settembre, quando chiuderà la mostra "I due imperi" a Palazzo Reale.
E' la seconda volta che vado a Milano in luglio e la trovo sorprendentemente luminosa: cielo blu con nuvolette bianche e una brezza quasi marina a spazzar via il torrido che sale dall'asfalto. La facciata del Duomo, appena restaurata, è di un bianco abbacinante che fa male agli occhi e bene al cuore.
Non so a voi, ma a me il capoluogo lombardo piace. Sospetto sia merito delle persone che me l'hanno fatta scoprire: i cavalieri milanesi dagli occhi chiari che trascinarono me e Dani sul tetto del Duomo, la filosofa bionda appassionata di libri, montagne e caffè e la coraggiosa "parigina" che ha accompagnato me e Costi in questa spedizione transpadana e che ringrazio di cuore. La nostra gita prevedeva un "pellegrinaggio" alla Libreria dei ragazzi, dove ero stata un paio d'anni fa per lavoro e dove avevo promesso fin da allora di accompagnare Costi. La libreria è un'isola fornita di ogni ben di Dio fatto di parole per bambini e insegnanti. La mia compagna d'avventura, previdente, si era portata uno zainetto e lo ha riempito. Io mi sono limitata ad acquistare le filastrocche di Rodari, amico e maestro di Roberto Denti, fondatore della libreria.
Seconda tappa alla mostra, che proponeva il confronto tra impero cinese ed impero romano. Bella. Anche se i reperti romani, almeno secondo me, non erano eccelsi e avremmo preferito un allestimento "in parallelo" e non due stanze di reperti romani, poi due di cinesi e così via. Comunque meritava una visita, non foss'altro per l'emozione di trovarsi di fronte una delegazione di guerrieri di terracotta. Sì, proprio quelli. Solenni e severi nelle loro forme stilizzate eppure così vivi. Bellissimo il gesto dell'ufficiale: un palmo rivolto a terra e l'altra mano che stringe il braccio un poco sopra il polso, lo sguardo dritto davanti a sé; struggente il balestriere inginocchiato con le mani a serrare un'arma che non c'è più. Ma ancora più incredibili sono gli oggetti della vita quotidiana, uguali attraverso i secoli e le civiltà a testimoniare un'umanità comune che a me sempre commuove. Saluti interculturali!