venerdì 26 febbraio 2010

Ciose danzanti



In questa foto potete riconoscere in modo inequivocabile le tre ciose ballerine: Co, Cri ed io. Che stile e che spreco, per il mondo della danza, aver iniziato solo ora ad allenarci!

giovedì 25 febbraio 2010

Vertigine, aria, scale

E' ufficiale: io e Co facciamo danza (è la quarta volta che la nomino, dite che si iscriverà? Almeno per la soddisfazione di mandarmi telematicamente a quel paese). E siete pregate di non ridere. Lo stanno già facendo i nostri rispettivi genitori. L'atletica Meg, come ha osservato giustamente Alex, ci ha lavorato bene ai fianchi (troppo larghi) e alla fine siamo capitolate entrambe. Ragione per cui io oggi non mi reggo in piedi e, soprattutto, ho problemi a scendere le scale. Chissà perché salirle mi riesce meglio...
Da qui il titolo del post, che è un verso della bella "Litania" scritta da Giorgio Caproni per Genova, che ho scoperto qualche giorno fa. Non ve la pubblico perché è lunghissima, ma se vi capita leggetevela, così, dopo Torino e Venezia, ci toccherà tornare anche lì. L'alternativa era il Montale di "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale", ma era un po' troppo triste e, almeno qui, mi sforzo di non esserlo.
Ah, dimenticavo: facendo un giro allo stand di Minimondi ho visto che Cornelia Funke, famosa scrittrice tedesca di libri per ragazzi, ha pubblicato una collana di racconti incentrati sulle avventure di un gruppo di adolescenti che si chiamano, pensate un po' "Le galline selvatiche". Non dubito che siano bellissimi. O almeno lo spero.
Abbracci anchilosati.

sabato 20 febbraio 2010

Assaggiarsi

"Noi ieri ci davamo del lei, oggi ci diamo del tu: non l'abbiamo deciso al momento, sembra uno sbaglio, però..."
"Ma no, vedi, ci sono delle cose che gli uomini capiscono immediatamente. Ci sono delle persone che quando si incontrano, prima si assaggiano, poi, quando si sono assaggiati, si sono un po' studiati, vedono che possono camminare insieme, come noi, adesso, nella neve." Mario Rigoni Stern risponde a Marco Paolini nel documentario "Ritratti" di Carlo Mazzacurati.

PS: un grazie a Dani che ha lasciato il suo primo commento al post precedente. Ora la aspettiamo al varco tra le autrici del blog!
PPS: la foto è la Valparma vista da Mulazzano, di fronte alla casa di Sandra (beata lei...).

mercoledì 17 febbraio 2010

Corte sconta

Sarà perché stamattina (ieri mattina, vista l'ora), causa rottura di un tubo sotto il lavello, sono stata accolta da due amichevoli dita d'acqua che mi venivano incontro a metà dell'ingresso, o sarà perché è (era) carnevale; ma è tutt'oggi che penso a Venezia.
E quando penso a Venezia penso a molte cose: i nomi di calle, ponti e portici, che non esistono da nessun'altra parte; penso che prima o poi vorrei svegliarmici una mattina; penso a Corto Maltese ("Ogni volta che vengo a Venezia mi impigrisco" "Oh, sì, sì, Venezia è fatta proprio per questo!"); ma, soprattutto, penso a quattro giovani donne stremate (e incantate) dalla mostra degli egizi, che si guardano in faccia al tavolino di un bar in campo Santo Stefano e, scoprendo di avere quattro identici mal di testa, si consolano con quattro bicerin, che è bevanda torinese, d'accordo, ma è quasi meglio delle ciliege sotto spirito...
Tre dita di cioccolata calda, un dito di caffè e due dita di panna liquida: ed è subito Venezia. Strana faccenda i ricordi.

venerdì 12 febbraio 2010

Senza parole

In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole

erano uomini.
(Nazim Hikmet)

lunedì 8 febbraio 2010

Blog successivo...

Al volo che sono in ufficio e devo riprendere a lavorare dopo la pausa caffè.
Prima di tutto un appello: scrivete, fanciulle, scrivete! Che non voglio monopolizzare questa finestra: vi rompo già anche troppo le scatole di persona e non c'è bisogno che lo faccia via web.
Quindi una considerazione: avete notato che nella barra in alto a sinistra c'è un tastino con scritto "blog successivo". Avete provato a cliccarlo? E' un'esperienza piuttosto interessante: infatti google pesca a caso tra i suoi blog e ve ne apre uno, quasi sempre diverso. Si trova di tutto: gruppi musicali metal, formazioni politiche non proprio moderate, disegnatori e scrittori in cerca di visibilità, quindicenni e cinquantenni. Alcuni blog sono carini e si trovano persone che scrivono bene e dicono cose condivisibili. Altri sgrammaticati e volgarotti che esprimono concetti preoccupanti. Insomma c'è un mondo molto vario del quale, bene o male, facciamo parte anche noi. Immagino che, facendo questo giochino (attenzione: avvertite genitori, mariti, fidanzati, datori di lavoro se lo fate, perché nel computer rimane traccia delle connessioni e potrebbero preoccuparsi!), qualcuno, magari, sarà incappato nel nostro di blog.
Sarei curiosa di sapere cosa avrà pensato...
Buon lunedì!

mercoledì 3 febbraio 2010

Danza, sento già che il dolore avanza...

Premessa: il titolo del post è una strofa di una canzone. Chi la indovina, senza far ricerche in internet, beninteso, si merita un gelato (o una cioccolata visto il clima).
Indovinello: che ci facevano la sottoscritta e la ciosa Co stasera a una lezione di danza jazz? Beh, alcuni buoni motivi li avevamo:
1) Meg ci ha invitato con convinzione e quando una cara amica ti invita a fare qualcosa di bello e, a prima vista, non pericoloso, si accetta volentieri;
2) Non so Co, ma io - come detto - non entro più nei pantaloni, nemmeno in quelli della tuta, riesumati dal fondo dell'armadio, e bisognerà prendere qualche provvedimento.
Purtroppo ho constatato, ancora una volta, che sono donna di pensiero (sebbene poco e confuso) e non d'azione. O meglio, che pensiero e azione non si coordinano tra loro. Così, mentre Meg volteggiava e Co le teneva dietro con dignità, io ancora non avevo capito come si faceva il primo passo.
D'altronde perchè stupirsi? Dalle elementari alle superiori, ad ogni cambio di insegnante di ginnastica, mio padre si affannava a spiegare che io ero davvero così imbranata e non facevo apposta. Però, devo ammettere che non avere più 15 anni ha i suoi vantaggi: mi vergogno sempre come una ladra, ma non devo più temere brutti voti nè i commenti feroci delle compagne di classe.
Continueremo? Abbiamo due settimane per pensarci. Se continueremo, temo vi toccherà subire di nuovo le nostre prodezze.
Per ora vi saluto - e saluto il nostro primo sostenitore: adesso ho capito chi è! - E provo ad alzarmi, prima che i muscoli risvegliati dopo anni d'inattività si ribellino e mi inchiodino qui fino a domattina.
Baci scoordinati!

lunedì 1 febbraio 2010

Desiderata

Ieri pomeriggio mi sono concessa il lusso di una passeggiata al Parco Ducale per il solo gusto di calpestare più neve possibile. Guardandomi attorno, mi sono accorta che gli unici che condividevano il mio entusiasmo erano cani e bambini.
Comunque, questa premessa per dire che, come tutte le Ciose che si rispettino (vedi l'ultimo punto del Decalogo) anch'io ho la mia bella manciata di desideri. Alcuni molto grandi e, temo, pressoché irrealizzabili, altri molto più a portata di mano. Uno di questi ultimi mi coglie, invariabilmente, ogni volta che nevica o, nella sua versione estiva, ogni volta che mi trovo su una spiaggia sabbiosa: mettermi a fare un pupazzo di neve (o un castello di sabbia). Credo che, qualche volta, io ve l'abbia anche proposto e che, giustamente, voi, assai più ragionevoli di me, abbiate preso la frase come una battuta. Ebbene, non lo era. Io avevo davvero intenzione di mettermi in ginocchioni sulla neve/sabbia e costruire qualcosa, sfidando, una volta tanto, la trappola del "sono troppo vecchia per certe cose" e del "chissà cosa penserà la gente".
Dunque una preghiera: la prossima volta che ci troviamo insieme da qualche parte al cospetto di una sufficiente quantità di neve o di sabbia e io me ne uscirò di nuovo con la proposta "Dai facciamo un pupazzo/un castello", saprete che non sto scherzando. Se mi accontenterete prometto che per un po' non mi arrabbierò con voi per nessun motivo, guarderò senza fiatare commedie romantiche e non vi inonderò con i racconti delle mie sciagure. Mi sembra una buona prospettiva...
Saluti "costruttivi".