martedì 31 luglio 2012

Deliri della villeggiatura

Prologo
La villeggiante. La prima volta che mi sono sentita definire così avrò avuto quindici anni. Ero l'elemento estraneo, capitato per caso nel paesino preappenninico, e così venivo presentata dalle mie prime amiche autoctone ai loro conoscenti. Sono passati vent'anni e ancora mi diverto quando qualcuno mi chiama villeggiante.
E' capitato anche una quindicina di giorni fa. Scesa in paese per delle commissioni mi sono concessa un caffé in un bar del borgo. L'uomo dietro il bancone sa il suo mestiere: sorride affabile, scherza con i clienti abituali, è cortese con gli estranei, con me, che non appartengo a nessuna delle due categorie precedenti (nei piccoli paesi hanno un fiuto eccezionale per certe cose), tenta una battuta, poi mi guarda e sentenzia: "E' qui in villeggiatura?". Annuisco e mi viene da ridere: mi vedo in abiti settecenteschi sullo sfondo di una meravigliosa villa in uno scenario da commedia goldoniana. Poi penso ai miei cinquanta metri quadri soppalcati: no, non è la stessa cosa, ma va bene ugualmente, finché dura...

Atto primo
La villeggiante ha voglia di mare. Tanta. Frugando nell'armadio scopre che il suo parco costumi langue. Nessun problema: è tempo di saldi! La villeggiante è perfettamente in linea con le tradizioni agroalimentari della sua terra: possiede una bella pancetta e due notevoli prosciutti... per non parlare del culatello. Quindi a un bikini chiede una sola cosa: che la parte di sotto sia in grado di contenere, diciamo così, l'abbondanza. Perciò, al terzo negozio, dopo aver esaminato intere pareti di costumi, ha tutto il diritto di essere perplessa. Invariabilmente, infatti, si trova di fronte a uno di questi tre casi:
a) La parte di sotto funziona: abbraccia bene, ma non somiglia a un mutandone della nonna e ha pure un bel colore. La parte di sopra, però, è un'armatura ferrata e imbottita che la villeggiante, con tutta la buona volontà, non saprebbe con cosa riempire e che, oltretutto, presumibilmente, una volta bagnata impiegherà una settimana ad asciugarsi: praticamente l'intera durata della sua possibile vacanza.
b) La parte di sopra è perfetta, la parte di sotto è talmente microscopica da star male persino addosso al manichino.
c) Sopra e sotto hanno una forma plausibile. Peccato che siano verde semaforo, giallo evidenziatore o arancione assistenza pubblica: colori ideali per segnalare a tutta la spiaggia il punto esatto dove è possibile ammirare dell'autentica cellulite emiliana.
La villeggiante medita di convertirsi alla montagna.

Atto secondo
Sono le 22.30. Non tira un filo d'aria. La luna quasi piena disegna il profilo delle colline. L'auto dei genitori della villeggiante è parcheggiata in uno slargo della strada in un punto strategico dal quale si vedono il fiume in secca, il ponte e le luci del paese in sagra. Sui sedili anteriori un signore e una signora attempati discutono tra loro: "Quando avrebbero dovuto farli i fuochi?" "Boh, io avevo letto alle dieci." "Sei sicura?" "Sì." "Uffa. Se ci fanno aspettare ancora un po' ce ne torniamo a casa." "Magari in paese ci son quattro gatti e han deciso di non farli per risparmiare... sai, con la crisi che c'è." "Ah, può darsi, anche perché i fuochi d'artificio sono molto cari..."
Si leva una voce dal sedile posteriore: "Eh già: costano un botto!"
La prima esplosione colorata, alle 22.45 circa, copre gli improperi.

Epilogo
E' tempo che la villeggiante (pendolare) vada in ferie.

lunedì 23 luglio 2012

Tarte aux abricots


Avete notato anche voi quante albiccocche ci sono quest’anno? Bisogna assolutamente approfittarne per una torta! Ma non una crostata, facciamo una tarte!
La ricetta della tarte è semplicissima, ha tre soli ingredienti e a parte la cottura in forno vi impegnerà al massimo per soli 10 minuti. Si prende una teglia che possa andare anche sui fornelli, la si riempie per circa mezzo centimetro di zucchero (anche meno se vi piace meno dolce o se i frutti sono già particolarmente dolci!),e sopra vi si adagia la frutta denocciolata e ben disposta in modo da riempirla senza lasciare spazi. Non mescolate la frutta sul fuoco, è importante che la frutta resti ben disposta perché la torta andrà servita capovolta. Dopo aver  fatto caramellare lo zucchero si ricopre la teglia con un disco di pasta sfoglia, precedentemente bucherellato con una forchetta, cercando di rimboccare i bordi come se fosse una coperta. La pasta sfoglia potete comprarla già fatta oppure farvela in casa (io uso sempre la mia, lavorazione tutto burro!). Infornate a 170° fino a quando la pasta si sarà alzata e avrà assunto un bel colore dorato (dovrebbero bastare 20 minuti). Aspettate almeno 5 minuti, in modo che il caramello si consolidi, e capovolgete. E’ squisita tiepida.
Questa torta se fatta con le mele al posto delle albicocche è un classico della pasticceria francese. L’ ho vista fare anche con le pere, quindi  sperimentate pure altri tipi di frutta e fatemi sapere! A me piace molto con lo zucchero di canna.
Vi mando un abbraccio.

lunedì 16 luglio 2012

Il Milione

"Ma perché Venezia? E che ne so!" (MP)
Ve ne ho parlato allo sfinimento. Ieri l'ho trovato nella versione completa andata in onda nel remoto 1998. Godetevelo, se volete.
A Costi, che ne è appena tornata, con deliziosa, amorevole, ma cospicua, invidia.
E a Marco, che la notte di San Giovanni mi ha fatto la stessa domanda che si fa nei primi minuti dello spettacolo anche il suo omonimo attore; domanda alla quale io ho dato, senza saperlo, la sua stessa risposta...


AGGIORNAMENTI: Miseriaccia! neanche due giorni e hanno bloccato il video integrale per problemi di copyright. Capisco, ma mi dispiace. Spero che qualcuno sia riuscito a vederlo. Lo sostituisco con uno spezzone dello stesso spettacolo. Altri li trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=ZhA30n7kTO8&feature=related - http://www.youtube.com/watch?v=9uumJS-WQqo&feature=related - http://www.youtube.com/watch?v=FVES_GnLTaA&feature=related - http://www.youtube.com/watch?v=uTM6sXCl0zo&feature=related
Un saluto a tutti i "campagne"!

mercoledì 11 luglio 2012

La Banda della bandella

Ebbene sì, dopo alcuni anni di lavoro fianco a fianco e un doloroso addio, la premiata ditta D&C è tornata a far danni insieme, cartacei, ovviamente, costituendo la famigerata "Banda della bandella".
Ok, ok, ora ve lo dico cos'è una bandella, ma state tranquille: fino a qualche mese fa non lo sapevo nemmeno io. Trattasi di quella cosa nota anche con il nome di "risvolto di copertina", anche se, nelle edizioni economiche, dove il risvolto non c'è, finisce direttamente sul retro (la quarta), nella quale, di solito, si trovano informazioni sui contenuti del libro e/o sull'autore.
Vi siete mai chieste chi diavolo le scrive, visto che solo raramente capita che siano firmate?
Semplice: i poveri redattori e correttori di bozze - specie protetta in via d'estinzione - i quali, oltre a dover scovare errori e sistemare traduzioni traballanti in tempi minimi e per stipendi altrettanto ridotti, talvolta devono anche accollarsi questo compito. E vi assicuro che è una bella rogna!
In poche righe bisogna dare un'idea della trama, così da invogliare il lettore a comprarsi il libro, senza però dire troppo, per non rovinare la sorpresa. Quando il libro fa parte di una delle sterminate serie di trilogie, tetralogie e chi più ne ha più ne metta, lo sventurato redattore deve anche dare un'idea del punto della storia in cui ci si trova. Il più delle volte, però, senza aver letto gli altri libri, corretti da qualcun altro. Ah, dimenticavo: è inutile dire che le case editrici, di solito, non sono molto prolisse di indicazioni sul taglio da dare, lo stile e nemmeno il numero minimo e massimo di righe. Se poi, come accade sempre più spesso, il libro è anche una palla, la faccenda diventa durissima! Quindi, meglio spartirsela con qualcuno.
Succede così: D, redattrice e correttrice di bozze provetta, racconta a C, impiegata in un'agenzia di comunicazione, la trama del libro con cui ha appena finito di litigare; C, che di raccontare le trame dei libri non è mai stata capace e che persino se deve spiegare a qualcuno com'è un film sarebbe tentata di scriverglielo, tenta una bozza. D la sistema e la invia all'editore che è libero di farne ciò che vuole.
Tutta la trafila si svolge, in genere, alle ore più strane, in ritagli di tempo strappati ai rispettivi lavori: pause pranzo, sabati sera di rientro da pizza e cinema e via di questo passo.
Però, più o meno, funziona.
E devo ammettere che è divertente!
Pensateci la prossima volta che darete un'occhiata veloce a una bandella...
Saluti letterari.
P.S. Le immagini sono sculture di Cordelia von den Steinen, moglie del fu Cascella, quello del monumento alla Via Emilia in ple. S. Croce, per intenderci, di cui anni fa il padre di Chiara diede un'illuminante definizione: "al per un lumagòn c'al pissa". Lei, invece, non mi dispiace.