lunedì 21 maggio 2012

Io (non) ho paura

"La chiamano speranza/ ma a volte è un modo per dire illusione."
(Io non ho paura, Bungaro/Fiorella Mannoia)
Scoprire alle 4.05 di notte che non è un'idea brillante avere sopra il letto una mensola colma di fumetti, cd, foto con relative cornici e numerosi soprammobili variamente contundenti pronti a caderti in testa al primo scrollone.
Realizzare, un istante dopo (la scossa è lunga e ti dà il tempo di pensare), che questo è l'ultimo dei tuoi problemi, perché stai al quarto piano e hai una madre gravemente disabile che, anche volendo, non potrebbe fuggire da nessuna parte.
E che nemmeno tu, sinceramente, avresti voglia di lasciare la tua casa e le tue cose per sopravvivere, perché la tua casa e le tue cose, alcune, almeno, sospetti abbiano più senso di te.
Aspettare che passi e cercare di riprendere sonno leggendo un libro.
Insultarti perché, tra tutti i libri mezzo cominciati che hai sul comodino, proprio uno sulla guerra in Bosnia dovevi andare a scegliere?
Ripeterti che se vivessi in Giappone sarebbe peggio e che, comunque, non puoi farci niente.
Constatare che, dopotutto, morire in un terremoto è una delle cose migliori che ti può capitare in futuro, perché ce ne sono altre che t'aspettano, più dolorose e statisticamente più probabili.
Sì, anche questo lunedì sono di buonumore...

mercoledì 16 maggio 2012

Non aprite quell'armadio!

Sabato, mentre m'aggiravo per le vie del centro per l'addio al nubilato di un'amica, vergognandomi un po', c'erano 30 gradi; domenica, al battesimo del figlio della nostra Chiara (profano e sacro allegramente mescolati in un unico weekend: interessante...), ce n'erano 15: con questi sbalzi termici ogni giorno occorrono abiti adatti a un clima diverso e nel mio armadio ormai regna la confusione più totale e accadono cose che voi umani...
Le braghe di lino s'affollano attorno all'unico pantalone di lana rimasto indenne dalla lavanderia e gli chiedono cosa si prova ad avere gli orli pieni di neve. I calzini colorati fan la rivoluzione nel cassetto cercando di scacciare sul fondo i collant neri 120 denari. Il foulard di seta (vera o presunta) e la pashmina di cachemire (assolutamente presunto!), incontratisi per caso su un ripiano, prima si studiano, poi si piacciono e s'allacciano in un inestricabile tango di frange e motivi jacquard. Il piumino, già incelofanato, guarda con sufficienza il k-way che gli sta provvisoriamente appeso accanto. Il maglione di lana, capitato non si sa come spalla a spallina con il ncostume da bagno, lo mette in guardia circa i chili di troppo che ho accumulato quest'inverno; mentre la camicia di cotone incrocia le maniche e minaccia sciopero, perché anche lei, buona per ogni tempo, vorrebbe farsi un giro nei piani alti dell'armadio e riposare qualche mese.
Ma non c'è bisogno di scomodare la fantascienza. Come sempre gli antichi avevano già capito tutto: "In principio era il caos" dice Esiodo nel primo libro della sua Teogonia. "Dal caos nasce una stella", ama ripetere la nostra Costi, decisamente meno antica ma altrettanto saggia.
Guardate un po' fin dove sono andata a parare pur di non ammettere che detesto fare il cambio di stagione!

lunedì 7 maggio 2012

Dopo domenica è lunedì...

"Non è da tutti catturare la vita/ non disprezzate chi non ce la fa"
(A. Branduardi, Domenica e lunedì)

Sapete quelle giornate che cominciano male? Sì, proprio quelle.
Oggi mi hanno svegliato alle 6.45 per consegnarci a casa un concentratore d'ossigeno (se non sapete cos'è, beati voi, io non ho intenzione di spiegarvelo), che dovevano portarci venerdì.
E' assai probabile che abbia preso una multa non del tutto meritata, ma lo saprò solo tra tre o quattro mesi, e questo, se possibile, mi fa inca...volare più della multa stessa.
Ho rotto per la seconda volta nel giro di un anno lo specchietto retrovisore destro dell'auto andando a prendere 10 risme di carta da fotocopie per l'ufficio (14 anni di sf...ortuna?).
Non oso nemmeno pensare cos'altro mi capiterà andare a sera.
E dire che oggi volevo pubblicare un post per dire quanto è stato bello, sabato sera, farsi insegnare a costruire rane salterine con l'origami da un'amica ricercatrice universitaria con due lauree e un paio d'anni più di me, sedute con altri amici al tavolo di un'enoteca (perfettamente sobrie, sia chiaro): basta veramente poco per divertirsi, ma purtroppo, ancor meno per rovinarsi la giornata!
Non ce la posso fare...
Incrociate le dita, grazie.
PS: aggiornamento del mercoledì. Ho ritirato l'auto dal meccanico: bollino blu e revisione. Quattrocentotrentacinque euro.
E ho detto tutto!

venerdì 4 maggio 2012

La metafisica del tortello di zucca

O, se preferite "Per le terre basse 2", ovvero la risposta alla domanda che chiudeva il post precedente.
Vi garantisco che ha detto proprio così la guida che ci ha accompagnato in giro per Sabbioneta, disquisendo delle differenze tra la ricetta locale e quella mantovana e propendendo palesemente a favore della prima, preparata solo con zucca dolce e mostarda di frutta, e non con gli amaretti, e condita con sugo di pomodoro, e non con burro e salvia. L'abbiamo ascoltata sedute in compagnia di ferraresi, modenesi e qualche veneto sui gradini dello splendido Teatro all'antica. E anche se dall'alto della loggia, sopravvissuta miracolosamente ai guasti napoleonici, un intero pantheon di statue vi guarda corrucciato, non chiamatelo Teatro olimpico, come quello di Vicenza, per carità, o rischiate che vi ci chiuda dentro! Già perché nonostante abbia l'aspetto e la voce di una fatina della Melevisione, la nostra guida si rivela una campionessa del campanilismo più feroce, soprattutto contro Mantova, il capoluogo che da sempre ruba la scena alla città voluta da Vespasiano Gonzaga a metà del Cinquecento. Però lo ammette tranquillamente e questo le fa onore: è passionale, ironica, un po' filosofa e ci divertiamo a seguirla tra gli affreschi del Palazzo Giardino e della Galleria, mentre su per le ripide scale che portano alla sinagoga lei non sale. Ci intima di entrare non più di quindici alla volta e di non fermarci troppo: "Perché sapete com'è, dopo l'ultimo terremoto...". Non è rassicurante, ma ne usciamo illese. Del resto anche noi non brilliamo di ottimismo se, durante il viaggio, decidendo di metterci a cantare per ravvivare l'atmosfera (ve l'ho già detto, vero, che non ho l'autoradio?), cominciamo con un medley composto da: Canzone per un'amica, Ballo in fa diesis minore e La Canzone di Marinella. Poi, grazie al cielo, passiamo con disinvoltura dalla Mannoia alle sigle dei cartoni animati. Sabbioneta (e non Simonetta, come sosteneva al telefono una turista spiaggiatasi ai piedi del monumento nella piazza centrale) è un'utopia rinascimentale, una piccola meraviglia che spunta senza preavviso in quella pianura senza orizzonte che, chissà perché, da qualche tempo ci attrae.
Sabbioneta è un microcosmo nato dalla sabbia che, in questa stagione, profuma di fiori di ligustro. A passeggiare sui suoi ciottoli pare di stare in un altro tempo, dove ancora abita un conte che forse non è conte ma tutti lo chiamano così e possiede una bottega antiquaria che pare l'antro dei Quaranta ladroni; e mentre noi incappiamo, purtroppo, in una trattoria rimasta ferma agli anni '70, i baristi dove la mattina ci siamo prese un caffè, si staranno gustando il barbecue che avevano cominciato a preparare nel retrobottega. Al pomeriggio arriviamo fino a Mantova, ma piove. Scrosci violenti si abbattono su piazza Sordello, li osserviamo dalle porte del Duomo nel quale ci siamo rifugiate. Cominciamo ad essere stanche: Co ha mal di pancia, il mio ginocchio mi rimprovera per averlo strapazzato. Decidiamo di evitare i musei, anche se Dani è fortemente attratta da quello dedicato a Nuvolari. Entriamo, invece, in tutte le chiese del centro, compresa Sant'Andrea, dove è sepolto il Mantegna, in una cappellina affrescata, tra gli altri, dal "nostro" Correggio, suo allievo. Nella minuscola rotonda di San Lorenzo irrompe un'intera comitiva. Speriamo di scroccare una visita guidata, ma l'accompagnatrice comincia a parlare in una lingua dell'est, tanto bella quanto incomprensibile. Ci consoliamo puntando decise verso un bar, dove, davanti ad un tè e due cioccolate debitamente bollenti, ci asciughiamo i pantaloni bagnati e ci prepariamo al ritorno. E anche il 1° maggio è finito. Il 2 giugno niente gite, perché Co e Meg hanno un impegno danzereccio e noi saremo in prima fila a prenderle in gi... cioè, volevo dire, ad applaudirle.
La prossima volta, però, riusciremo a farcela una crociera sul Mincio, magari non pochi giorni dopo aver (ri)visto Titanic al cinema!
E comunque mio padre i tortelli di zucca li fa con gli amaretti...