lunedì 19 marzo 2012

We are the world

Ieri ho fatto un giro alla fiera di San Giuseppe: un classico della tradizione parmigiana, l'appuntamento che sancisce, con bancarelle e baracconi, l'arrivo della bella stagione.
Oltre all'ennesima pashmina acquistata da un banchetto di peruviani, ho comprato una fetta di strudel trentino da una ragazza pugliese e un arancino siciliano da un nordafricano.
Devo ammettere che, subito, sono rimasta un po' perplessa. Poi mi son detta: perché no?
E tornando a casa ho pensato che in dispensa ho ancora un pugno di farina di ceci per preparare una farinata ligure; e forse m'è rimasto anche un po' di cous cous... Non lo farò mai buono come il primo che ho assaggiato (vedi foto), preparato da una tunisina che aveva la mia stessa età e tre figli, ma ci si può accontentare.
Saluti multietnici.

2 commenti:

WALTER FANO ha detto...

I cuochi dei migliori ristoranti veneziani (che propongono cucina tipica veneziana) sono tutti del Bangladesh.
Ed è bello che sia così! ;-)

Cri ha detto...

... e molti indiani, da noi, lavorano nei caseifici del Parmigiano Reggiano. ;-)
Credo che il cibo possa essere un ottimo strumento di dialogo e di integrazione: quando si mangia insieme ci si sente subito meno estranei.
Spero solo che i cuochi del Bangladesh e i casari indiani si divertano almeno un po' a preparare cibi tanto lontani dalla loro tradizione e abbiano l'occasione, qualche volta, di far assaggiare ai loro datori di lavoro qualche specialità dei loro paesi.
Un saluto.