giovedì 24 novembre 2011

It's a hard life

Me la concedete, oggi, una piccola divagazione rock?
Il titolo di questo post campeggia sulla lavagna bianca sopra la mia scrivania dai tempi dell'esame di terza media. Ormai è un po' sbiadita, ma impossibile da cancellare. Non è solo una consapevolezza che mi porto dietro da allora e cresce ogni giorno di più. E' anche il titolo di una canzone dei Queen, quella che ha un video strepitoso dove i quattro indossano maschere improbabili. Per la cronaca, la mia preferita era quella da unicorno del bassista: ho sognato per anni di vestirmi così a carnevale!

"My soul is painted like the wings of butterflies
Fairytales of yesterday will grow but never die
I can fly - my friends!"

(The show must go on)
Questa l'avevo scritta con l'uniposca bianco sul fianco del mio zaino di scuola alle superiori.

"You can't turn back the clock,

you can't turn back the tide

Ain't that a shame?"

(These are the days of our lives)
Con questa avevo terminato un raccontino di fantascienza che mi avevano dato per compito alle medie. Credo sia una delle mie canzoni preferite. Se incappo nel video, l'ultimo girato da F., ancora adesso mi commuovo.

L'immagine è la stessa del poster che ho avuto appeso in camera per anni, comprato vergognandomi come una ladra in una cartoleria appena uscita da scuola.

Ecco, così imparate a ricordarmi che 20 anni fa moriva Freddie Mercury: mia insana passione adolescenziale.

2 commenti:

chiara (sonosempreio) ha detto...

Grande Cri! Hai citato i mitici Queen! Proprio alla canzone del titolo, "It's a hard life", sono legati i più profondi e indimenticabili ricordi della mia adolescenza, circa vent'anni fa, appunto. Ricordo di aver ascoltato quella canzone per anni, legandola indissolubilmente al ricordo della prima gita a Roma che avevo fatto in seconda media, evocando continuamente quelle emozioni idicibili che avevo provato in quei due giorni, complice il fascino della città e la "trasgressione" del primo viaggio lontano da casa... Solo anni dopo sono riuscita a tradurne il testo e a comprenderne pienamente il significato, rendendomi conto di poterla fare mia ogni giorno di più, ancora a tutt'oggi, dopo vent'anni...
Perdonate la punta di patetismo: sono in stato interessante e gli ormoni girano a 'na qualche maniera..abbiate pazienza!!

Cri ha detto...

No, dai, Chiara, non è questione di ormoni, se no, povera me, che non ho nemmeno la - validissima -scusa d'aspettare un bimbo per giustificarmi! E' che la musica, credo, dalla classica al pop, a volte anche indipendentemente dal suo valore intrinseco - che io, purtroppo non ho gli strumenti per giudicare - si lega facilmente ai ricordi e ne diventa la colonna sonora. Potrei fare un lungo elenco (anzi, potremmo provare a farlo tutte noi sul blog) di musiche e canzoni che ci evocano periodi, luoghi, persone.
Per me Ligabue è una vacanza in Val di Sole; certi pezzi di musica dance - che normalmente detesto - mi fan venire in mente remote estati in campagna, quando venivo trascinata, mio malgrado, in qualche discoteca all'aperto, ma, alla fine, mi divertivo anch'io. Retrocedendo nel tempo, Umberto Tozzi (non ridete, tanto lo so che anche voi avete ancora da qualche parte persino la cassetta di Masini!) è il ricordo del mio più caro amico delle elementari. E così via...
Per quanto riguarda le gite scolastiche, pensa un po' che a me, all'ultimo anno di liceo è toccata Barcellona! Quando, appena arrivata, mi sono affacciata dal balcone dell'albergo, in pieno centro storico, mi sono trattenuta a stento dall'attaccare "I had this perfect dream/un sueno me involvio", con buona pace di Freddie e Montserrat Caballé.
Che vergogna e... che bello!
Baci.