martedì 8 marzo 2011

Auguri "classici"

"Alcuni un esercito di cavalieri, altri di fanti/ altri di navi, dicono sia, sulla nera terra,/ la cosa più bella, ma io dico/ ciò che uno ama"
E questa è Saffo. Scusate se, per la festa della donna, mi do ai classici. Li ho frequentati per anni e, anche volendo, è difficile uscirne indenni. Oltretutto questa citazione temo di averla già usata su qualche segnalibro o qualche e-mail che vi ho propinato gli anni scorsi sempre per questa occasione. Che ci volete fare: a me questa poesia piace, non tanto per il contenuto in sé (il frammento prosegue poi facendo l'esempio di Elena, che per amore abbandona patria e famiglia, e si conclude con un accenno ai casi personali della poetessa), ma per questo attacco sorprendente e, in qualche modo, moderno. Certo a nessuno di noi, oggi, spero, cercando esempi su quale potrebbe essere la cosa più bella verrebbero in mente immagini così bellicose; ma Saffo con questo paragone, spazza via d'un colpo la tradizione dei poemi omerici, quelli nei quali è normale leggere pagine e pagine di descrizione di equipaggi di navi, guerrieri schierati e battaglie, in cui l'importanza del singolo - che pure appare in esempi strepitosi - è sempre in qualche modo subordinata a quella della stirpe di appartenenza. Saffo, donna colta e poetessa, si fa una sua scala di valori personale e la propone alle allieve della sua scuola: fanciulle nobili che andavano da lei per imparare ad essere buone mogli, è vero, ma nel frattempo si godevano una parentesi di libertà non disprezzabile per l'epoca (VII a.C.). Tenete conto anche del fatto che, al liceo, si arriva ai lirici dopo diversi mesi di Iliade e Odissea e, in genere, ci si innamora immediatamente di questi autori per tanti motivi: perché scrivono testi brevi, più facili da studiare, e perché emergono figure interessanti, ironiche, struggenti: c'è Archiloco, il soldato-poeta, che dà della guerra una visione dal basso, decisamente antieroica; Alceo, forse il primo ad usare l'immagine della nave in mezzo al mare in tempesta per rappresentare una crisi politica (come farà anche Dante); e poi c'è lei, Saffo: la prima donna della letteratura greca, che ti parla quasi esclusivamente d'amore nelle sue più varie sfumature, quando parlarne non era affatto una cosa banale, ma, anzi, l'inedita affermazione della propria individualità. Impossibile non affezionarsi a lei, soprattutto in anni adolescenziali, quando persino a una acida come me capitava di avere le farfalle nello stomaco. Impossibile non ricordarla oggi, tra la lunga serie di progenitrici che, in qualche modo, ci hanno rese quel che siamo.
Per questo dedico questi versi a tutte voi, ma in particolare alla piccola Lu, che ha inaugurato la seconda generazione delle ciose, augurando anche a lei di avere, quando sarà il tempo, un pollaio di amiche con cui crescere e confrontarsi.

6 commenti:

Benedetta Gargiulo ha detto...

Eh eh eh. Anch'io amavo molto Saffo. Proprio perché scriveva versi brevi.
Lei e Catullo, che in quanto latino era pure di più facile comprensione :)

Cri ha detto...

A pensarci bene, chi si imbarca nel classico (come molti io l'ho scelto solo perché preferivo leggere e scrivere che far matematica...), al triennio, cioè tra i 16 e i 18 anni, si trova tra le mani gente che, in versi, ti parla di amori omosessuali e insulta liberamente avversari politici o amorosi con robe da denuncia (spesso molto divertenti...). Se poi sei anche recidivo e continui all'università, ti può anche capitare di girare per sei mesi (quando ancora c'erano i corsi annuali) con in borsa un librettino della Bur intitolato "Epigrammi erotici". Dove, in realtà, di scabroso c'era assai poco, ma faceva sempre una certa impressione...
Eppure, sarà perché queste cose le ho lette in un contesto scolastico, o perché ero più giovane, ma le peggiori sfuriate di Catullo mi sembrano molto meno oscene di certi articoli allusivi che si leggono oggi sulle riviste di gossip...

Benedetta Gargiulo ha detto...

E' la classica differenza tra erotismo e pornografia. Io porto sempre in mente il modo con cui Manzoni ci racconta la storia della Monaca di Monza. Oggi ci avrebbero fatto leggere fiumi di intercettazioni dettagliate, in TV avremmo visto schemini e disegnini, e qualcuno ci avrebbe pure fatto una fiction. Manzoni invece, per dirci come andò a finire con le avances di Egidio, scrisse semplicemente: "La sventurata rispose". E lì tu ti immagini tutto il kamasutra. Ecco, questo è erotismo.

Cri ha detto...

Ma guarda un po' dove siamo andate a parare partendo da quattro versi di Saffo... Tremendi i classici!
Comunque concordo ;)

chiara ha detto...

Mi associo ai vostri commenti per esprimere i miei auguri (pur con immenso ritardo) a tutte le donne! Anche se non ho fatto il classico, un po' di Saffo ce l'avevano rifilata comunque al liceo e devo dire che non mi dispiace affatto! A proposito di classici e di erotismo: mi ricordo ancora ciò che diceva la mia prof di lettere pensando al "bombardamento" a cui eravamo sottoposte noi giovani all'epoca (tenete presente che andiamo indietro ormai di vent'anni): non c'è espressione più sensuale e più erotica di quella che Dante mette sulle labbra della "sua" Francesca, "la bocca mi baciò tutto tremante". Ma quella, in fondo, era una banale storia di corna... Vero, Cri?! ;)
Ancora auguri a tutte le amiche per le penne!!

Cri ha detto...

Ah, ah, ah! Certo che ci è rimasta parecchio impressa l'ineffabile guida di Gradara che concluse così la narrazione delle ben note vicende di Paolo e Francesca, spazzando via d'un colpo secoli di romanticismo e facendoci infuriare! Per fortuna non capita sempre così (vedi il mio ultimo post) anche se è vero che, più si va avanti, più impegno ci vuole a conservare, nella vita, la giusta dose d'incanto. O, almeno, così mi pare...
Un abbraccio.