"Tra un fiore colto e l'altro donato
l'inesprimibile nulla."
(G. Ungaretti, Eterno)
In un cerchio di sei donne e un uomo, tutti abbondantemente sopra la trentina, solo una sposata da poco, tutti gli altri single, si parla di una conoscente di alcuni dei presenti in attesa del quinto figlio.
L'uomo, come da copione, se ne esce dicendo che son giusti giusti per una squadra di calcetto, o per una briscola in cinque, in caso di pioggia. Le donne single hanno tutte lo stesso pensiero che io, poco diplomatica come al solito, dico ad alta voce: la signora a me ignota ha fatto anche i figli che io non farò.
"Anche i miei", azzarda l'unico uomo, subito zittito da un'amica che osserva: "Taci tu, che non hai la data di scadenza!": un po' brutale, ma vero.
E hai un bel da dire che, infondo, ognuno ha la sua vita: né migliore né peggiore di quella degli altri, semplicemente diversa; e puoi ripeterti in tutta sincerità che ormai hai capito da molti eventi e molti ragionamenti che per certe cose proprio non ci sei tagliata e che saresti, dopotutto, una pessima moglie e un'insopportabile madre. E puoi anche inca**arti con sacrosanta ragione con chi si ostina a giudicare una donna solo perché ricopre - o no - questi due ruoli canonici; e rimanere allibita da chi, per rientrarci, in questi ruoli, si tappa il naso e accetta compromessi per te intollerabili. Ma comunque ci pensi a quel che poteva essere e non è stato. Forse è inevitabile, fisiologico, mi viene da dire.
Ci penso persino io, che sono ormai da anni maestra nell'arte autoconsolatoria dell' "è meglio così".
Un'arte che in primavera, a volte, mi riesce un po' più difficile...
PS: Visto, Simona, che leggendo il post del 5 marzo m'hai chiesto esattamente questa cosa e io t'ho risposto evasiva. Alla fine, devo ammettere, avevi ragione tu.
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2 commenti:
Direi che è normale, ci passiamo veramente tutte. A volte con serenità, a volte con l'angoscia stile "ho pochissimo tempo ormai".
Quando mi viene un nodo in gola, non è tanto per la mancanza di un bambino (francamente, mi disgusta la cultura bambinocentrica tipica dell'Italia, e il discorso sarebbe lungo) ma per la consapevolezza che la mia "diversità" mi obbligherà ad essere più forte, e non sempre ne sono capace. Meno male che la vita è infinitamente variegata e ti offre tantissime strade, sia per incanalare il tuo affetto, sia per essere felice. Non dobbiamo avere paura e le cose belle arriveranno. O, magari, ci renderemo conto che già le abbiamo. Simona
Tu sei una certezza!
Grazie. ;-)
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