lunedì 16 maggio 2011

Tre donne tra i libri (per non parlare del trolley)


"Le librerie mi fanno da ansiolitico e anche da antidepressivo"
(G. Carofiglio, Ragionevoli dubbi)

Le motivazione che ci hanno spinto a visitare, anche quest'anno, il Salone del libro erano serie e profonde. Non si trattava tanto di tener fede al punto 2 del nostro decalogo, né di trovare un passatempo intelligente per una domenica diversa. Il vero motivo per cui siamo andate a Torino era dar modo a Costi di utilizzare il trolley rosa shocking, che si è fatta regalare "ad uso fiere". Così un inedito terzetto, formato da me e Costi in compagnia di Simo, che si è ormai guadagnata la tessera di ciosa onoraria, è partito all'alba su un treno pieno di pendolari assonnati e, inseguito da nuvoloni neri e scrosci di pioggia (strano, vero?), è sceso alla stazione Lingotto con il sole (strano, davvero!). Qui abbiamo cercato di imbucarci sulla navetta, che credevamo gratuita e non lo era. Scese al volo, siamo risalite con il biglietto quando stava già per partire. Davanti agli ingressi della fiera c'era una bella fila, ma Costi era agguerrita (sarà per il trolley?) e si è diretta decisa all'ingresso riservato agli insegnanti per avere il biglietto scontato. Io e Simo ci siamo messe buone buone ad aspettare. Il sole era caldo e l'aria fredda e limpida: arrivava fin lì dalle Alpi ancora innevate intraviste dal treno. Non è male stare così, in compagnia di persone disposte a perder tempo per i libri. Dopo poco Costi riappare. "Già fatto?" No. E' che all'ingresso riservato non c'è nessuno e la cosa la lascia basita. Poveri insegnanti: li hanno maltrattati tanto nelle ultime finanziarie che non hanno nemmeno la forza di venire al Salone del libro?! La convinciamo a ritentare e ci ritroviamo all'interno dopo il consueto attimo di disorientamento: "Sono all'altro ingresso" "Ehm, quale?". Facciamo un rapido piano d'azione: "Bene. Allora, andiamo dritte e poi proseguiamo per file". A metà della prima fila di stand stiamo già divagando, attratte dal nome sfizioso di una casa editrice, dalle copertine colorate dei libri per ragazzi o da quelle fosche dei romanzi gotici (vero, Simo?). Decidiamo che non è un problema. Tanto è impossibile vedere tutto e, comunque, non ci perderemo: basterà tener d'occhio il trolley rosa shocking. Il metodo è empirico, ma funziona.
Ci eravamo segnate alcuni incontri con scrittori che ci interessavano, poi, anche in questo caso, ci siamo fatte prendere dall'anarchia e ne abbiamo visti altri che a malapena avevamo sentito nominare. Confesso: ci siamo fermate soltanto quando avevamo bisogno di sederci e li abbiamo ascoltati addentando panini e merendine, ma, alla fine, abbiamo scoperto persone interessanti. C'era il giallista arguto (Malvaldi) rammaricato della mancanza di ironia e leggerezza dei nostri tempi; gli scrittori lombardi (Biondillo e Vitali) e napoletani (De Silva e Starnone) che si confrontavano sui temi dell'identità locale. Parlavano bene con intelligenza, eleganza e una certa modestia, piuttosto rara oggi. E' stato bello ascoltarli così, un po' per caso...
Ci siamo incantate a guardare sconosciuti fumettisti disegnare sconosciuti personaggi (ma i poster di Pratt e le tavole di Cavazzano li ho puntati da lontano ...). Siamo state fermate da un poeta che perorava la sua opera prima, da un venditore di programmi per lavagne interattive alla disperata ricerca di maestre, da un giovanissimo editore che realizza libri a basso costo, a cui faceva gli occhi dolci una attempata scrittrice, e da un altrettanto giovane artista che stampava col torchio immagini liberty.
Siamo rientrate cariche di cataloghi ("Avete visto che il trolley serviva!") e con un acquisto di libri relativamente scarso: da uno a tre a testa; perché, come ha osservato giustamente Simo, quando se ne vedono troppi assieme, subito si vorrebbe prenderli tutti, poi, visto che non si sa quale scegliere, si tende a rinunciare. La verità è che a tutte e tre piace stare tra i libri, ma il nostro sogno resta sempre la botteguccia con gli scaffali di legno e un/una libraio/a simpatico/a con cui chiacchierare: avete presente "C'è posta per te"?
Ah, sì, abbiamo anche arraffato qualche gadget (segnalibri, penne, cartoline ecc.), ma il bottino è stato scarso. Sarà la crisi, che ha imposto agli editori di limitare i regali e di dare le ambite borsine di tela soltanto a chi acquistava minimo due libri? O non sarà piuttosto che ci mancava Dani, maestra assoluta nell'arte del gratuito? Ai posteri l'ardua sentenza!
A noi è rimasta una bella stanchezza, un chilo e mezzo di carta in più, la voglia di tornare l'anno prossimo e, beh, un trolley rosa shocking!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Wow, essere citata sul blog delle ciose, che onore! Da quando mi sono sbarazzata della maxi stanchezza,non faccio che ripetermi: "Potevo prendere l'acquaforte in stile liberty. Potevo prendere il libro di Trollope. Potevo prendere.." E così all'infinito. Beh, vivi e impara. L'anno prossimo mi munisco anch'io di trolley e non mi fermerà più nessuno.

Cri ha detto...

Capisco. Mi raccomando, però: giallo canarino o verde acido, altrimenti non si abbina!

Ah, un chiarimento: in realtà il trolley di Costi è molto grazioso e molto utile e lei è una persona splendida, che spero mi perdoni se ogni tanto la coinvolgo, suo malgrado, nei miei post. Ovviamente ha tutto il diritto di replicare e di mandarmi a quel paese, pubblicamente o di persona, come preferisce...

Simo, anche tu sei una bella persona e hai una gran pazienza. Ho fatto due conti e ho visto che son 19 anni che mi sopporti! Grazie.

Buone letture a tutte!