giovedì 5 maggio 2011

Bambini

"Quando i grandi
sanno vivere da adulti,
i piccoli possono finalmente
vivere da bambini."

(Tonino Milite)

Non dirò dei figli delle ciose, che crescono belli e simpatici, ma di quelli che bambini non sono, almeno anagraficamente, ma tendono a comportarsi come tali. Mi è capitato di averne parecchi attorno negli ultimi tempi, soprattutto sul lavoro, tanto che giusto ieri, parlando con la mia collega, abbiamo concluso che a fare il nostro mestiere, più che una laurea in comunicazione o in materie letterarie, ne occorrerebbe una in psicologia.
C'è quella che si preoccupa di correggere e ricorreggere minuzie nell'ultima pagina di un giornalino che avrebbe dovuto uscire due mesi fa, bloccandolo per qualche altro giorno ancora; quella che, dopo aver avuto in mano per un mese la scaletta di un altro giornale, si accorge che, forse, uno dei finanziatori avrebbe potuto richiedere una pagina tutta per sé e dunque occorre chiamarlo e reimpostare tutto il giornale (già scritto per metà) perché non si sa mai... Ah, e c'è quell'altro che vuole che si invitino i lettori a una bella vacanza nel deserto. Sì, certo, dove? Libia? Egitto? Tunisia? Non c'è che l'imbarazzo della scelta!
Queste e altre perle sono frutto di gente che ha minimo dieci anni più di me, lavora da molto più tempo di me e, diciamolo, guadagna almeno il triplo. E non si tratta di inesperienza. Temo invece che siano entrati con entrambi i piedi nell'ottica molto italica della marchetta: devono rendere conto agli sponsor, ai finanziatori, al direttore, al sindaco o a chiunque stia un gradino sopra di loro. E hanno paura. Sarà la crisi, con teste che saltano anche dove non ti aspetteresti, ma temo che oggi il primo pensiero di molti professionisti non sia fare un lavoro ben fatto, ma non scontentare nessuno, non turbare equilibri e, magari, dare anche un'incensata qua e là, prima ancora che venga richiesta, in una sorta di preventiva rinuncia a fare delle scelte e a prendersi quelle responsabilità per le quali, dopotutto, vengono pagati. Non sto parlando di incapaci, ma di "brave persone"; gente normale che, forse per non rodersi il fegato (come faccio io) o forse per disillusione, regredisce pian piano allo stadio di bambini. Si bevono in modo acritico quel che viene dall'alto e lo riversano sulle malcapitate ultime ruote del carro, a cui, ovviamente, tocca fare i salti mortali per conciliare l'inconciliabile. Ad esempio: come si fa a trovare un modo elegante per parlare a dei bambini di quanto sono belli i campi estivi organizzati dal tale ente quando le iscrizioni sono già chiuse da un mese e i campi si faranno tra un mese. Che ne faccio? Un invito? Ovviamente no. Una cronaca? Nemmeno. Però bisogna parlarne. Perché? Eh, bisogna!
Mi consolano due cose: che, grazie al cielo, ancora si incontra gente capace di portare avanti un progetto con serietà ed entusiasmo, e il fatto che, per fortuna, io mi occupo di piccole cose e - anche quando son costretta a lavorare male - non faccio un gran danno. Mi preoccupa un po' di più l'idea che lo stesso sistema lo applichino, che so, un medico o un politico. E li vediamo ogni giorno questi amministratori pubblici che litigano come bambini per spartirsi l'ultima fetta di torta; che mettono giù il muso, negano persino l'evidenza e rispondono "ma io non credevo, ma io non intendevo...", purtroppo senza il candore con cui lo fanno i bambini.
Intendiamoci, anch'io non mi ritengo immune da questa tendenza. Sono anch'io tra quei "bambini" a cui ha dato una bella strigliata il solito Paolini (scusate...) a Padova per il 1° Maggio: incapaci di stare zitti per un solo intero minuto di silenzio, di decidere e organizzarsi da soli, e così diversi dagli "adulti", che, a suo tempo, scrissero la Costituzione.
E ci sarebbe un gran bisogno di adulti oggi. Non gente seriosa e inibita, ma responsabile, che, per esempio, sappia dare il giusto peso ai rapporti di lavoro, d'amicizia, d'amore, senza gettarseli dietro le spalle da un giorno all'altro come fanno i bambini con un giocattolo con il quale si sono stancati di giocare. Ma questa è un'altra storia.
Eh, Cri, come sei pesa oggi! Lo so, lo so. Ho preso quattro chili e una taglia. Abbiate pietà...

4 commenti:

chiara ha detto...

Nessuna pesantezza, Cri, tranquilla! Capisco bene cosa vuol dire cimentarsi con adulti che si comportano come bambini, specialmente sul lavoro... L'esempio mi è sotto gli occhi tutti i giorni! E si accentua in particolar modo proprio nei momenti in cui ci sarebbe bisogno di grande impegno e della massima collaborazione (non ultimo, per la preparazione dei lavoretti di Pasqua..!) Forza, e andiamo avanti!!

Cri ha detto...

Grazie Chiara. Mi son resa conto stamattina di essermi scordata di farvi gli auguri per il secondo anniversario. Scusami! E sì che avrebbe dovuto venirmi in mente, visto che la scorsa settimana ho fatto le due per preparare il bigliettino ai miei che hanno festeggiato il 40°!
Un abbraccio.

chiara ha detto...

Grazie per gli auguri!! E auguri anche ai tuoi! Che bel traguardo! Un abbraccio e a presto!

chiara ha detto...

Grazie mille per gli auguri!! (Credevo di aver pubblicato questo commento la settimana scorsa ma evidentemente non è stato pubblicato... Misteri del web!) Auguri anche ai tuoi! Che bel traguardo!
Un abbraccio e alla prossima!