Credo di aver deciso di leggere Accabadora dopo aver visto la scena memorabile in cui l'autrice, Michela Murgia, ne dice quattro a Vespa, che aveva invitato il pubblico ad ammirare non la bravura, ma la scollattura di Silvia Avallone, un'altra che leggerò.
Poi ho soprasseduto perché il mio comodino sta per cedere seppellito dai libri non letti; ma, sempre per gli strani casi di cui al post dell'11 ottobre, il libro è stato scelto per l'incontro di dicembre del circolo di lettura (di cui allo stesso post) e quindi è stato acquistato, letto in tre notti e riletto. E la naturale simpatia per questa sarda caparbia e arguta è andata crescendo. Quando poi ho messo il naso nel suo sito, dove raccoglie articoli e interventi su argomenti che vanno dalla politica alla religione, dalla sua isola alla condizione femminile, si è guadagnata, per quel che vale, la mia stima. Scrive bene, in una lingua asciutta e limpida con alle spalle la profondità del dialetto che, come dice "l'innominabile" (ma chissà di chi è la citazione), crea un legame più stretto tra le cose e le parole; e si è scelta una storia difficile, di solitudini che si incontrano, di malattia e morte, ma anche di crescita e scoperta di sè. Si parla, pensate un po', di scelte difficili, di giustizia e di verità; e non è poco, in un tempo che sparge banalità a piene mani. Ci sono personaggi ben costruiti e un finale geniale, che ha evitato di trasformare un bel romanzo in un'icona dell'eutanasia; e ci sono frasi illuminanti che, da sole, bastano a rendere memorabile il libro. Eccovene una breve, personalissima, antologia:
"Riemergere da se stessi è tanto più difficile quanto più si è profondi";
"Le colpe, come le persone, iniziano ad esistere se qualcuno se ne accorge";
"Bello come le sono a volte le cose cattive";
"Non tutte le cose si ascoltano per capirle subito";
"Nei primi anni di scuola, quando gli oggetti e il loro nome erano misteri non ancora separati dai misteri dell'analisi logica".
E poi una che a me ha divertito molto: "Il giorno del matrimonio di Bonacatta (Ndr: sorella maggiore della protagonista) successero due cose terribili, oltre alle nozze". Brava Michela, allora, e grazie.
martedì 23 novembre 2010
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1 commento:
la citazione che più mi appartiene:
Non dire mai: "di quest'acqua non ne bevo". Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata"
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