lunedì 12 aprile 2010

Ulisse

“Mi chiedo se la forza del racconto non nasca nell'uomo da millenni di cammino, se il narrare (assieme al cantare) non nasca dall'andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più.” (Paolo Rumiz, È Oriente)

Domani invecchio. Ringrazio Moki per gli auguri anticipati. Pensavo che le cose che più mi mancano degli anni tra le superiori e l'università sono le gite con chitarra al seguito pigiate sulle auto degli amici più grandi o delle amiche neopatentate, sia che fossero per un pic nic in Appennino (avevamo coniato il verbo "impratarsi" per indicare l'ardua scelta di un luogo adatto alla sosta), o per qualche meta di poco più esotica e, ancora, le serate passate a cantare fino a perdere la voce con un repertorio che andava, senza soluzione di continuità, dai cori alpini a Ligabue. Poi, sono da sempre convinta che la capacità di raccontare sia una cosa meravigliosa e ho grande ammirazione per chiunque la possieda, scrittore, attore o cantante che sia. Per questo mi è subito piaciuta la citazione di cui sopra, scovata in internet mentre cercavo qualche notizia su questo giornalista-viaggiatore, di cui mi è capitato di leggere qualche giorno fa un delizioso reportage su un epico viaggio in treno attraverso le linee secondarie d'Italia lungo quanto la Transiberiana: un'impresa di fronte alla quale i nostri record (3 treni e una corriera per Camaldoli e 3 treni per Trieste, patria tra l'altro, del suddetto giornalista) non possono che impallidire; ma pure restano nostri, degni di essere ricordati e raccontati, tanto quanto il viaggio di un certo Ulisse... Mioddio che voglia di vacanze!

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