martedì 6 aprile 2010
Treno in transito al binario tre
Dopo tutto avevamo dei precedenti. Come non ricordare la gita al parco Sigurtà trasformatasi in un pic nic indoor a casa di Meg causa pioggia, o la scenografica tempesta a Bardi? Ormai dovremmo saperlo che le ciose in viaggio a Pasquetta (e non solo) tendono a scatenare la furia degli elementi. Perché stupirsi, dunque, se, partite da Parma con un accenno di sole, ci siamo ritrovate a Ferrara a rimpiangere un cappotto invernale tra pioggerellina gelata e venticello più triestino che padano? Quindi, dopo la visita d'ordinanza alla mostra della collezione Maeght a Palazzo dei Diamanti (vorrei anch'io in camera una delle installazioni mobili di Calder, ma, soprattutto, sarei curiosa di sapere quanto si divertiva Mirò a inventare i titoli dei suoi quadri), siamo state praticamente costrette a rifugiarci in una pasticceria-bar-ristorante, da cui abbiamo trovato il coraggio di uscire (dopo primo, secondo, dolce e caffè...) solo quando il tempo si è rimesso al bello. Poi, che colpa abbiamo noi se, appena fuori, siamo incappate in un mercatino di chincaglieria varia che ci ha sbarrato la strada? Liberateci dal vigliacco assalitore (previo acquisto di anellini,collanine, braccialetti a mo' di riscatto) siamo riuscite a visitare il Duomo, a passeggiare attorno al Castello (chiuso e vagamente fontanellatesco), a infilarci nella chiesa del Gesù, con il suo notevole compianto sul Cristo morto di fine Quattrocento, e a mettere il naso nel paradisiaco giardino della Certosa, prima di reimbarcarci sul treno del ritorno. Stavolta è andata così. E poteva andare peggio, visto che, su un pilastro di un palazzo in centro erano indicate le piene del Po, la più alta delle quali ci sovrastava di almeno quattro metri... Per le prossime volte, propongo di ripetere, prima della partenza, a mo' di mantra propiziatorio per tempi migliori il titolo di questo post. Suona più o meno come "Trentatrè trentini", ma ha in più quell'idea avventurosa e liberatoria che dà il balzare su un treno in corsa senza sapere dove porterà.
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