Ieri al Regio, all'intervallo tra un dolore e l'altro del povero Werther, una signora ha confessato che soffre d'insonnia ma, quando viene all'opera, poi, dorme come un angioletto.
Niente di strano. E' da quando ho smaltito un misto di raffreddore & nausea ai Capitolini di Roma, tra un incontro con la Lupa e cinque minuti di catalessi nella stanza di Guido Reni, che sono certa del potere taumaturgico dell'arte. Credo, però, che perché funzioni (quando funziona...) debba esserci, a monte, un minimo di passione; perché le passioni, quali che siano - per l'arte, la musica, la danza, lo sport, la cucina, sia approfondite con costanza sia approcciate da orecchiante - fanno sentire vivi, fanno stare bene, chiedono, per loro natura, di essere condivise. A una sola condizione: devono essere vere.
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