E' ufficiale: io e Co facciamo danza (è la quarta volta che la nomino, dite che si iscriverà? Almeno per la soddisfazione di mandarmi telematicamente a quel paese). E siete pregate di non ridere. Lo stanno già facendo i nostri rispettivi genitori. L'atletica Meg, come ha osservato giustamente Alex, ci ha lavorato bene ai fianchi (troppo larghi) e alla fine siamo capitolate entrambe. Ragione per cui io oggi non mi reggo in piedi e, soprattutto, ho problemi a scendere le scale. Chissà perché salirle mi riesce meglio...
Da qui il titolo del post, che è un verso della bella "Litania" scritta da Giorgio Caproni per Genova, che ho scoperto qualche giorno fa. Non ve la pubblico perché è lunghissima, ma se vi capita leggetevela, così, dopo Torino e Venezia, ci toccherà tornare anche lì. L'alternativa era il Montale di "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale", ma era un po' troppo triste e, almeno qui, mi sforzo di non esserlo.
Ah, dimenticavo: facendo un giro allo stand di Minimondi ho visto che Cornelia Funke, famosa scrittrice tedesca di libri per ragazzi, ha pubblicato una collana di racconti incentrati sulle avventure di un gruppo di adolescenti che si chiamano, pensate un po' "Le galline selvatiche". Non dubito che siano bellissimi. O almeno lo spero.
Abbracci anchilosati.
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5 commenti:
Grazie per l'"atletica", nessuno aveva mai osato farmi un simile complimento, visti i miei precedenti in campo sportivo.. Comunque mi si è riacutizzata la contrattura e questo la dice lunga sul mio grado di allenamento...Quel passo inginocchiato e strisciante sul pavimento è stato letale anche stavolta.
Cri, confessa! Hai trovato il principe azzurro e insieme vi librate nell'aere come farfalle. Vero??
Blufairy?Uh, caspita! Una commentatrice sconosciuta! No, beh, un sospetto ce l'ho, comunque benvenuta.
In questi giorni riflettevo sul fatto che le poche attività che svolgo al di fuori del lavoro hanno tutte a che fare solo con donne. Credo sia un destino: una vocazione alla zitellaggine acida che si rafforza ogni giorno di più senza che io me ne renda conto o quasi. E non so dire se mi dispiace o no; ma non ho intenzione di forzare più di tanto la mia natura, a meno che non ne valga proprio la pena.
Ma come Cri,
non riconosci la tua Simo occhialuta???
No, se cambia pseudonimo...
A dire il vero avevo riconosciuto lo stile, ma, visto il nome diverso, pensavo fossi l'Ale. Sai com'è: una cert'aria di famiglia è rimasta dai lontani giorni delle superiori.
Un abbraccio e, spero, a stasera.
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