lunedì 3 marzo 2014

Citazioni (postmoderne?)

Tempo fa un amico, leggendo un mio status su Facebook, nel quale ero riuscita, non so bene come, a tirar fuori una frase di senso compiuto unendo i titoli di tre canzoni dei Queen, mi ha scritto che parlare per citazioni è postmoderno.
Ora, ammetto di non avere un'idea esatta di tutte le implicazioni del termine, ma poiché l'amico si occupa di semeiotica in un'università belga, immagino abbia ragione; e, anche se dubito che il suo fosse propriamente un complimento, vi dirò che non mi dispiace: infondo non capita tutti i giorni di essere definiti "postmoderni"; mentre mi è capitato, purtroppo, di esser chiamata in modi assai peggiori.
 Però è vero: mi piacciono le citazioni. Le spargo a piene mani anche nel blog, sia esplicite, sia implicite, divertendomi a volte a infilare tra le mie povere parole quelle, ben più ricche di storia, senso e dignità, di qualcun altro. Mi capita anche di pensarle, talvolta, e, raramente, anche di dirle, quando qualcuna sembra adattarsi alla perfezione a una situazione che sto vivendo.
Suona un po' snob, me ne rendo conto: "eccola qua la tipa che si riempie la bocca di frasi altrui per far vedere che ne sa..."; ma in realtà, per me, la faccenda è completamente diversa.
Intanto sono perfettamente consapevole che quel poco che mi ricordo e che posso, all'occorrenza sfoderare, è ben misera cosa rispetto a quel che potrebbe fare chi davvero ne sa di poesia e di letteratura (ma anche di musica e di cinema!), e che per una citazione che sono in grado di cogliere leggendo qualcosa o ascoltando qualcuno, ce ne sono almeno il triplo destinate a sfuggirmi perché ne ignoro la fonte.
Detto questo, per me le citazioni, quando riesco a ficcarne qualcuna in un contesto perlomeno coerente, non sono affatto uno sfoggio di bravura. Sono, invece, qualcosa di bello da condividere; qualcosa in grado di spiegare assai meglio di me quel che provo o di aiutarmi a descrivere meglio - con parole già ben pensate e ben scritte da altri - quello che, altrimenti, mi sarebbe assai più difficile raccontare.
Certo, sono anche un modo per inserire, in un certo senso, le nostre piccole vite in qualcosa di un poco più grande e intrigante: perché se qualcuno ha già compreso e definito una situazione o un sentimento vuol dire che anche lui (o lei) l'ha provato, in tempi recenti o remoti. E questo fa sentire assai meno soli e sguarniti.
Le citazioni, inoltre, hanno il potere quasi magico di farci vedere anche le cose più banali con occhi diversi, dando loro maggiore dignità.
Provate a sedervi in un cortile circondato da una siepe e a recitare a mente L'infinito di Leopardi, o a passeggiare per Genova con in testa la "Litania" di Caproni (ma van bene anche le canzoni di De Andrè), e non farete nessuna fatica a capire cosa intendo: il nostro orizzonte si amplia e anche i particolari apparentemente insignificanti possono farsi portatori di meraviglia.
E poi le citazioni fanno compagnia: perché, nonostante sia molto facile oggi avere accesso in un balzo a un gran numero di informazioni, le frasi (e le scene, e le immagini, e le note) che ci ricordiamo a memoria, sono quelle rimaste incise da qualche parte del cuore, e non ci abbandoneranno mai anche e soprattutto nelle occasioni in cui avere un computer, un tablet o uno smartphone con accesso superveloce a internet si rivela perfettamente inutile per affrontare e risolvere un problema (o tentare almeno di non venirne travolti).
Per questo siamo autorizzati a "prenderle a prestito" al momento del bisogno, come sosteneva Il Postino dell'omonimo film.
Per questo venerdì, al lavoro, quando un insospettabile ingegnere se n'è uscito non con una citazione ma, addirittura, con una specie di "adattamento" di un verso di Ungaretti, che ho riconosciuto subito, sono stata fortemente tentata di abbracciarlo.
Perché un'altra cosa bella delle citazioni è che ci possono fornire una chiave d'accesso alle persone, sorprendente, ma delicata, che ci permette di svelare qualcosa di loro che non immaginavamo e, se siamo particolarmente fortunati, anche di comprenderlo profondamente, senza bisogno di complesse spiegazioni. Infatti, se non è poi così strano aver fatto letture simili, avere gli stessi gusti musicali o cinematografici, essere in grado di citare - e riconoscere - le stesse frasi può dire molto sulla sensibilità di una persona e sul suo modo di guardare il mondo. Vi pare poco? A me no davvero!
Perché per conoscere i gusti delle persone basta fare un po' d'attenzione e avere buona memoria (e dato che io son distratta e smemorata, in genere, faccio danni); ma per conoscerne l'anima, a volte, non basta una vita e sarebbe dannatamente più importante.
Inutile dire che l'informatico di cui sopra non l'ho abbracciato: io sono sempre io purtroppo.
Però sono certa che gli sarò grata a lungo per quello che ha fatto senza nemmeno saperlo.
E anche questa è una cosa che mi piace, quasi quanto una bella citazione, che sia o no postmoderna...

Nessun commento: