Afferro sbuffando la maniglia del portone di legno e vetro di un vecchio e pretenzioso edificio del centro nel quale sono andata, controvoglia, a consegnare dei documenti. E mi immobilizzo all'istante. Mi accorgo, infatti, che sotto le dita mi spunta una formella d'ottone con il bassorilievo di un leone.
Dove l'ho già visto? Ah, già: sullo scrignetto dove la mia prozia teneva i gioielli. Lo apriva con cura e mi diceva con aria tra il melodrammatico e il cospiratorio: "Un giorno sarà tuo" (un classico!). E in effetti lo è diventato. Lo scrignetto, per lo meno.
Una parte del mio malumore svanisce e torno verso l'ufficio in modalità "Ricordi d'infanzia" attivata.
A metà strada incontro un'amica che fa la baby sitter e sta scarrozzando su un passeggino un pupo dall'aria sveglia e simpatica. Mi fermo a salutarla. Il bambino ci guarda dal basso e a un certo punto solleva il ditino verso l'alto, indicando punto imprecisato ben al di sopra delle nostre teste.
"E' innamorato della luna" mi spiega l'amica: "prima c'era, ma ora s'è nascosta e la sta cercando…"
Alzo anch'io la testa e vedo che tra le guglie del Battistero il cielo non è completamente buio: ci sono nuvole più chiare su uno sfondo cobalto.
Poi guardo il bambino, gli sorrido, e decido di dare la stura al mio repertorio di brandelli di poesie che hanno a che fare con la sua precoce (e condivisibile) passione: Saffo, Pascoli, Leopardi… Il bambino, ovviamente, capisce molto poco di quel che gli sto dicendo, immagino, ma mi ascolta ugualmente piuttosto interessato. Devo dire che ci speravo: se preferisce andare in cerca della luna che gioca a nascondino con le nuvole anziché lasciarsi irretire dalle mille luci dei negozi del centro, già pronti per il Natale, e più a portata d'occhio, sono sicura che, in qualche modo, può comprendere anche il fascino delle parole che gli ripeto alla meno peggio a memoria. E mi sorride.
Anche l'amica che lo accompagna, anziché darmi per persa, mi chiede titoli e autori di quel che sto recitando: stavolta m'è andata bene!
Facciamo un pezzo di strada assieme e, a metà di Piazza Duomo, il bimbo indica un punto più in basso, di fronte a noi: "Sì, sì, adesso passiamo anche a salutare i leoni…" lo rassicura la donna. "Gli piacciono anche quelli?" chiedo. "Molto!"
Per poco non mi viene da ridere: "Piacciono tanto anche a me!" dico a entrambi; e comincio a raccontare che giusto quest'estate, nella piazza di una città di mare, ne ho cavalcato uno che faceva placidamente la guardia a una fontana, divertendomi parecchio.
Mi concedo di osservare ancora una volta lo sguardo attento del bambino e quello un po' stupito ma comprensivo della donna.
Poi ci salutiamo e, non so perché, torno al lavoro un po' più leggera.
"Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?"
"Che domande! Mi lascio guardare dai piccoli curiosi e dai grandi storditi come te…"
Grazie al cielo!
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