Pensavo che una lunga, triplice e preoccupante influenza che ha abbattuto l'intera famiglia potesse bastare a funestare questo finale d'inverno; ma poi è venuta la neve; ma poi ci si è rotta la caldaia; ma poi...
Che dire? Ormai lo sapete che, quando mi mancano le parole, uso quelle degli altri. Il solito Guido, nello specifico.
Ecco - pensavo - questa è l’Amarena,
ma laggiù, oltre i colli dilettosi,
c’è il Mondo: quella cosa tutta piena
di lotte e di commerci turbinosi,
la cosa tutta piena di quei "cosi
con due gambe" che fanno tanta pena...
L’Eguagliatrice numera le fosse,
ma quelli vanno, spinti da chimere
vane, divisi e suddivisi a schiere
opposte, intesi all’odio e alle percosse:
così come ci son formiche rosse,
così come ci son formiche nere...
Schierati al sole o all’ombra della Croce,
tutti travolge il turbine dell’oro;
o Musa - oimè! - che può giovare loro
il ritmo della mia piccola voce?
Meglio fuggire dalla guerra atroce
del piacere, dell’oro, dell’alloro...
L’alloro... Oh! Bimbo semplice che fui,
dal cuore in mano e dalla fronte alta!
Oggi l’alloro è premio di colui
che tra clangor di buccine s’esalta,
che sale cerretano alla ribalta
per far di sé favoleggiar altrui...
Per la cronaca, la poesia è del 1909 e il ciarlatano che sale alla ribalta tra squilli di tromba è, molto probabilmente, D'Annunzio.
No, perché, a voi chi è venuto in mente?
Saluti allusivi, basiti e inutili.
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