martedì 11 settembre 2012

L'abito fa il (quasi) prete

In verità io con una veste lunga addosso l'avevo già visto anni fa, peccato si trattasse di una camicia da notte di raso rosa che gli amici lo avevano costretto a indossare sopra il completo elegante il giorno della sua laurea. Quindi capirete che ritrovarmelo con la talare nuova di zecca, lunga fino ai piedi e stretta in vita da una larga fascia ("E' il modello ambrosiano!" puntualizza orgoglioso), mi ha fatto una certa impressione.
Il fatto è che io me lo ricordo ancora quando Chiara se lo trascinò dietro per un polso nel chiostro grande di Camaldoli e me lo presentò esclamando stupita: "Ma lo sai che non ha ancora compiuto ventun'anni?!" Io ne avevo già venticinque, lei ventiquattro, ma ci bastò poco per accorgerci che il ragazzetto sparuto che ci stava davanti aveva qualcosa di eccezionale.
E il sospetto di dove sarebbe andato a parare ci venne, credo, già dalle prime e-mail che ci scrisse, pericolosamente simili a omelie. Belle omelie.
Sono passati nove anni. Dopo due ore di messa solenne nel duomo di Milano gremito, lo avvisto tra la folla da stadio corsa a festeggiare lui e i suoi colleghi (merce rara i futuri preti, da coccolare con riguardo), che, terminato il primo ciclo di studi, sono stati appena ammessi al presbiterato e tra tre anni saranno ordinati: parla ad alta voce al telefono e dispensa sorrisi e manate all'urbi et orbi. Dopo le foto di rito ci precede a lunghe falcate dinoccolate: non fosse magrissimo e un poco curvo ne avrebbe del don Camillo.
Ripariamo in un bar per un brindisi e un saluto veloce: lo aspettano in parrocchia. E la prima cosa che ci viene da chiedergli è... se ha caldo, così nero sotto il sole di quest'ultima coda d'estate. Sì, ovviamente. Giura che questa tenuta è solo per i giorni speciali, per gli altri basterà il clergyman, ma è chiaro che, tutto sommato, ci si trova a suo agio e a guardarlo e ascoltarlo viene facile capire il senso della parola "vocazione".
Racconta della sua mattina un tantino concitata, delle valigie già pronte per passare al nuovo seminario, poi chiede a ciascuno come va. Infatti urgono ragguagli, perché più della metà delle persone che ha di fronte non si vedono e non lo vedono da tempo. E così, a questo quasi prete è già riuscito un piccolo miracolo.
Ritrovo i miei milanesi: Elisa, che dispensa buonsenso ed entusiasmo, Marco, galante per costituzione; poi Chiara di Brescia, sorridente e gentile come il suo nome, Maria di Bergamo, felice con fresco fidanzato al seguito e io, l'infiltrata emiliana, pecorella parecchio smarrita e sull'orlo della commozione.
Grazie anche di questo, allora, fratellino, e buon cammino!

2 commenti:

chiara (sonosempreio) ha detto...

Eh, sì! Me la ricordo bene la nostra prima estate camaldolese! Sono già passati nove anni..Chi l'avrebbe detto! Mi associo ai tuoi auguri al nostro "fratellino" e...attendiamo il prossimo miracolo magari per una nuova rimpatriata (per noi magari spero prima:))!!

Cri ha detto...

In effetti gli ho biecamente ricordato di quando, nell'autunno del 2003, aveva promesso che sarebbe venuto a trovarci. Ha ribadito che prima o poi lo farà... speriamo prima che lo facciano vescovo ;-)
Sì, noi dovremmo riuscire a vederci in tempi un po' meno biblici. Spero.
Un abbraccio a te, un bacio sul naso al pargolo e una stretta di mano al consorte!