E' quando ti fai la doccia alle due di notte anche se vorresti solo buttarti sul letto perché pensi che magari domani qualcuno dei tuoi starà male e non avrai tempo, e ti toccherà andare in giro coi capelli sporchi: cosa che ti fa sentire ancor più a disagio di quanto tu già normalmente non ti senta.
E' quando ricarichi il telefono anche se ancora ha due tacche anziché una, perché se dovesse servirti per un'emergenza e ce l'avessi scarico ti sentiresti maledettamente in colpa.
E' quando nemmeno ci provi a prenotare una vacanza per la paura di doverla mandare a monte all'ultimo momento per qualche guaio familiare - che non è una remota eventualità ma una quasi ovvia certezza: perché qui si vive in trincea nel corso di una tregua armata - sapendo che in quel caso la rabbia e la delusione sarebbero più devastanti del presunto svago.
E'
quando ti mandi i lavori più urgenti alla mail di casa, che non è detto
che il giorno dopo tu riesca ad andare in ufficio e, nel caso, puoi
riuscire a combinare comunque qualcosa e a limitare i danni.
E' quando arrivi a pensare che grazie al cielo non hai né un figlio né un marito a cui imporre senza volere la sofferenza di una qualche malattia per la quale sarebbero costretti ad assisterti per amore o per dovere... o per un'inscindibile mescolanza tra i due, divenuti ormai indistinguibili l'uno dall'altro, ed entrambi svuotati di senso.
E' quando arrivi a pensare che grazie al cielo non hai né un figlio né un marito a cui imporre senza volere la sofferenza di una qualche malattia per la quale sarebbero costretti ad assisterti per amore o per dovere... o per un'inscindibile mescolanza tra i due, divenuti ormai indistinguibili l'uno dall'altro, ed entrambi svuotati di senso.
E' allora che smetti di cogliere l'attimo e sai che, in realtà, è lui a cogliere te, come vuole e quando gli pare, e, di solito, con inopportuna malagrazia.
E anche Orazio lo sapeva. Il motto che da tempo viene usato in contesti motivazionali per spingere le persone a prendere in mano la propria vita, in realtà, cala come un epitaffio al termine di una poesia in cui si parla di futuro incerto e inverni impietosi; e che invita a confidare di più in un bicchiere di vino che nei propri progetti.
Disgraziatamente io sono pure astemia...
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