mercoledì 8 maggio 2013

L'assenza

"Piovono petali di girasole, sulla ferocia dell'assenza" 
(P. Fabrizi - F. Mannoia, L'assenza)

Ormai lo sapete quanto m'intrigano gli strani incroci che saltano fuori quando si leggono cose molto diverse nello stesso periodo, dunque, portate pazienza.
Dice Safran Foer, nel suo tanto strampalato quanto fortunato (forse le due cose sono collegate?) "Ogni cosa è illuminata",  che "scrivere è una seconda occasione" e che "l'origine di una storia è sempre un'assenza".
Mentre la Tamaro, nella sua autobiografia alquanto ansiogena "Ogni angelo è tremendo", afferma che "tutti i miei libri perlustrano i territori dell'inquietudine e dello smarrimento"; e che "soltanto nel momento in cui si accetta l'inquietudine come dato fondante, si entra davvero nell'umanità".
Entrambi i libri, ovviamente diversissimi, sono, infondo, dolorosi viaggi nella memoria, alla ricerca delle origini, l'uno condito di ironia e surrealismo a tratti un po' fastidiosi (almeno per me), l'altro purtroppo, si prende fin troppo sul serio.
Entrambi gli autori, diversissimi (se si fa eccezione per la comune tradizione ebraica), hanno, però, un'idea non troppo dissimile della scrittura (e della lettura), che da una parte scava e dall'altra colma, che nasce da un disagio e ne è, in qualche modo, anche una possibile cura.
Non è, insomma, puro esercizio di stile ma, in un certo senso, un modo per sopravvivere.
Sarà per quello che a me piace tanto?

Nessun commento: