mercoledì 3 luglio 2013

La migliore (s)offerta

Meraviglioso e terribile. Se non ricordo male i greci avevano un termine che significava entrambe le cose e che aveva a che fare con la stessa radice di luce/splendore: qualcosa che abbaglia e incenerisce, insomma.
Un po' così ci siamo sentite ieri sera uscendo stordite dalla visione di "La migliore offerta", in una tiepida serata all'arena dell'Astra, che con i suoi magnifici oleandri e scomode sedie è un must dell'estate parmigiana.
Che non sarebbe andato a finire bene lo sospettavamo: io, forse, costituzionalmente pessimista, un po' più di Dani e Antonella, l'amica palermitana "acquistata" al corso di ginnastica posturale.
Che sarebbe finito come è finito ci siamo arrivate forse pochi istanti prima che succedesse, perché anche noi, dopotutto, ci eravamo lasciate trasportare nell'inganno e c'eravamo cadute con tutti e due i piedi, come il "povero" Virgil.
E bravo Tornatore, che, dopo averci lasciato molto perplesse con Baarìa (anche allora le ciose presenti erano uscite dal cinema un tantino sconvolte, ma in una maniera del tutto diversa), qui mette in piedi un meccanismo intricato e intrigante, come l'automa la cui costruzione prosegue per tutto il film.
Eh sì, perché chi di noi, gentili fanciulle, poteva restare indifferente alla storia del vecchio battitore d'aste misantropo, che affronta il mondo in punta di guanti, tocca a mani nude soltanto le opere d'arte e ama solo le donne dipinte il quale, pian piano, si trasforma in una specie di improbabile cavaliere che cerca di stanare la principessa misteriosa rinchiusa nella sua villa-torre d'avorio?
Villa che è anche labirinto, prigione, museo con le sue stanze affrescate, mobili e quadri antichi, soffitte, solai e inevitabili passaggi segreti: inquietante e affascinante nella sua polverosa decadenza.
Accanto ai due protagonisti, dalle vite decisamente fuori dal comune, ruotano quelli che potrebbero essere gli amici "normali": il meccanico-orologiaio-restauratore donnaiolo con bella fidanzata al seguito, che gli dà lezioni di seduzione, e il vecchio compare, pittore fallito, che acquista per Virgil alle sue stesse aste i quadri per la sua collezione. Potrebbero essere, ma non sono...
E tutto precipita verso il dolorosissimo inganno finale che, inevitabilmente, porta alla follia e proprio da una piccola folle-sapiente viene alla fine svelato.
Perché tutto si può fingere, anche l'amore.
Grazie, lo sapevo già. E non so se averne avuto anche una conferma cinematografica sia un bene o un male...
Però nel falso resta sempre qualcosa di vero.
Ecco, questo è bello crederlo, anche se, purtroppo, non basta.

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