"Caro Daniel, so che, in teoria, non potrei scriverti una lettera, visto che tu non esisti, però questa non è una vera lettera, ma il mio tema d'esame di terza media, quindi..."
Il figlio maggiore del capo oggi comincia l'esame di terza media con il consueto tema. E, poiché l'ufficio nel quale ci siamo da poco trasferiti è praticamente annesso alla loro casa, inevitabilmente, mentre lavoro me lo trovo accanto che fa prove Invalsi al computer e sottopone bozze di testi alle doppie forche caudine di suo padre e mie, poiché son stata richiesta di un parere esterno...
Mi rendo conto così che non ricordo nulla del mio esame di terza media, a parte l'attacco del tema: quello che, a spanne, vi ho citato sopra.
La consegna era, se non sbaglio, di scrivere a un amico riflettendo sul percorso di studi che si stava concludendo ed esprimendo sogni e progetti per il futuro.
E io, anziché scrivere a una persona reale, chissà perché, scelsi il mio migliore amico immaginario. Fu un clamoroso azzardo. Uno dei pochi della mia vita: sono troppo ansiosa per amare il rischio e l'improvvisazione; ma quella volta andò bene e l'alzata d'ingegno impressionò positivamente la commissione.
Non ricordo come proseguiva il tema, né che sogni avessi allora per il futuro: è passato tanto tempo.
Forse scrissi che volevo fare l'archeologa come il mio amico immaginario, che, oltretutto, non era un bambino, ma una specie di Indiana Jones (per il quale all'epoca stravedevo) più giovane, meno bellicoso e più sfortunato, ma altrettanto ironico e avventuroso.
Erano i primi anni Novanta e noi ragazzine si andava vestite con i fuseaux colorati (ne avevo uno strepitoso paio giallo!) e le maxi maglie, cantando canzoni degli 883 e di altra gente che oggi ci vergogniamo persino di nominare, ma che allora ci piacevano tanto e ci ricordavano belle estati adolescenziali.
Alt, ferma, stop! Aspettate un momento.
Io ieri mattina sono andata al lavoro esattamente con un paio di leggins (che altro non sono che i vecchi fuseaux redivivi e minimamente rivisitati dai corsi e ricorsi della moda) e con una lunga maglia (assai utile oggi a coprire magagne). E l'altra sera, scanalando a ora più che tarda, sono incappata in uno speciale dedicato proprio agli 883 per i vent'anni di carriera. Superato il trauma di vedere un Mauro Repetto quarantacinquenne, mi son resa conto che le canzoni ancora me le ricordavo, e, anche se non saranno capolavori, ancora mi fanno tanto estate.
Dunque, nonostante gli anni passati e le preoccupazioni acquisite, non molto è cambiato da allora, o, meglio, qualcosa, a volte, ritorna.
Anche gli amici immaginari? Chissà...
Comunque sia, Stefano, in bocca al lupo!
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