mercoledì 3 aprile 2013

Macchine immaginarie e città ideali

Lo sapete, vero, che Leonardo da Vinci era mancino ed è nato in aprile?
Va bene, il primo particolare tira palesemente acqua al mio mulino, ma il secondo può riempire d'orgoglio almeno tre ciose, una delle quali, quest'anno, ha azzeccato un'invidiabile tripletta: pasquetta, compleanno e pesce d'aprile in un solo giorno. Vero, Moki?
Per celebrare l'evento ha optato per un giretto a Milano in pennuta compagnia.
Le previsioni tendevano al diluvio universale, ma, come ormai sapete, Milano ci vuole un po' di bene - e noi a lei - e le due gocce che ci siam prese erano il minimo che potevamo aspettarci. Così abbiamo passeggiato un po' per il centro, sfiorando il Quadrilatero della moda e buttando occhiate perplesse alle vetrine di arredamento e abiti di design, chiedendoci come diavolo ci si possa sedere su sedie ergonomiche quanto un puntaspilli e facendo scommesse sul numero di vesciche che possono venirti indossando ballerine fluo di pura plastica.
Costi, che appena scesa dal treno ha cominciato a pensare a dove si poteva andare a pranzo, ha trovato una nutrita - anzi, affamata - schiera di sostenitrici; però, dopo la pausa ristoratrice, e visto che il tempo, sorprendentemente, reggeva, è stata costretta a un'altra passeggiatina digestiva e anti-senso di colpa fino al Castello Sforzesco, attorno al quale alberi ancora invernali facevano ombra a timide violette.
Poi eccoci nella Galleria gremita di turisti che fotografavano, per par condicio, sia i mosaici del pavimento che le ardite coperture del soffitto (ok, l'ho fatto anch'io, come vedete...). La nostra meta era la mostra delle macchine di Leonardo, ricostruite in legno e corredate di copie dei manoscritti da cui sono state tratte e di percorsi esplicativi multimediali e interattivi.
A parte il fatto che ci siam trovate a litigarci l'uso dei touch screen con bimbetti d'età prescolare assai più abili di noi, tutte quante siamo rimaste molto colpite dal fatto che più della metà delle opere esposte non avevano, di fatto, alcuna utilità pratica: Leonardo le ha descritte nei dettagli, ma, molto probabilmente, aveva ben chiara l'idea che non avrebbero mai funzionato, almeno non nella sua epoca, con i materiali e le conoscenze che aveva a disposizione. Dunque non sono altro che studi teorici, esercizi di stile e di intelligenza? E' possibile, e già così avrebbero comunque un loro valore; ma forse no. Mi piace pensare che Leonardo sapesse e sperasse che, prima o poi, le sue intuizioni sarebbero state realizzate con altri mezzi e altri materiali. Mi piace credere che avesse - a differenza di tanti politici e ricercatori di oggi - uno sguardo più libero, ampio e lungimirante, benché vivesse in un mondo molto meno interconnesso del nostro. Queste invenzioni impossibili sono state il suo mezzo per mettere un piede nel futuro in modo creativo e propositivo, dicendo alle generazioni che sarebbero venute dopo di lui: "Guardate un po': io sono arrivato fin qui. Ora tocca a voi!" E il fatto che abbia progettato una città ideale basata su una viabilità perfettamente organizzata e con l'acqua corrente nelle case dà la misura di quanto fosse "avanti".
Fra, la nostra scienziata, si è cimentata con successo nella costruzione del ponte autoportante, mentre alla cinefila Dani è venuto in mente il Leonardo di "Non ci resta che piangere" che, frastornato dai racconti dei protagonisti giunti dal futuro, alla fine inventa il treno a vapore.
Prima di rientrare, abbiamo fatto il solito giro beneaugurante attorno e dentro il Duomo, sovrastato da un cielo grigio, ma sempre fascinoso.
Dopotutto un bel modo per festeggiare il compleanno, no?
A proposito... e a me dove mi portate?!
Se continuo a stare come sto, propongo la più vicina discarica!
Ma questa è un'altra storia...


Nessun commento: