lunedì 8 aprile 2013

Discrepanze

"Chiunque può scrivere un racconto - un cattivo racconto; voglio dire, chiunque abbia sufficiente diligenza, carta e tempo; ma non tutti possono sperare di scrivere un romanzo, anche cattivo. È la lunghezza che uccide." (R. L. Stevenson, L'arte della scrittura)

Per ragioni che non sto qua a dirvi (ho un minimo di dignità da difendere!), ho da poco scoperto che esiste un "genere letterario", se così si può definire, chiamato "fanfiction".
Trattasi, in breve, di riprendere i personaggi di un libro, di un film, di un cartone animato, di un videogioco e costruire con loro nuove storie, immaginando prequel, sequel, missing moments e persino crossovers, ovvero "incroci" più o meno improbabili con personaggi di altre serie, film o libri o, insomma, ci siamo capiti...
In realtà, la cosa non mi ha stupito. E' un gioco che io e le mie compagne di classe eravamo abituate a fare fin dalla più tenera età e risponde a un desiderio che si ha fin da quando cominciano a raccontarci le favole: sapere cosa succede dopo la parola "fine" e, se nessuno ce lo dice, provare a immaginarcelo.
Chiaramente, era uno dei miei giochi preferiti.
Una delle ultime volte che l'ho praticato ero alle medie e c'inventammo la sezione femminile dei "Cavalieri dello Zodiaco".
Va bene, ora smettete di ridere e abbiate la pazienza di seguirmi nel mio strampalato ragionamento.
Allora la cosa si portava avanti dal vivo, raccontandoci a turno pezzi di storia, o, al massimo, scrivendola su bigliettini che giravano loscamente di banco in banco. Ora si usa internet, ma le regole del gioco, a occhio, non sono tanto diverse: anche in questo caso, a quanto ho capito, si crea una comunità di persone appassionate dello stesso libro, film ecc., che si scambiano pareri e recensioni e, a volte, scrivono nuove puntate, o capitoli, a due, tre, quattro mani...
Il valore di quel (poco?) che ho letto è parecchio discontinuo: c'è gente che sa il fatto suo e costruisce storie ben scritte, mantenendo coerenza e verosimiglianza con i personaggi e le ambientazioni di partenza; e c'è chi spara congiuntivi a caso e s'inventa le vicende più inverosimili.
Curiosamente, ho l'impressione che gli autori di fanfiction siano per lo più "autrici": ragazze e giovani donne tra le superiori e l'università.
In effetti, anche nei miei ricordi d'infanzia il gioco era più in voga tra le bambine che tra i maschietti, che pure si divertivano a impersonare l'eroe di turno, ma in forme in genere più caciarone e meno strutturate.
Ovviamente, tra i temi affrontati trionfa l'amore: si approfondiscono le storie che nell'opera a cui ci si ispira sono, magari, appena accennate; si fanno finir bene quelle che nell'originale bene non finivano; si "gioca" con molta libertà con le coppie creandone di nuove e imbastendo a volte anche strani triangoli (troppe telenovelas?).
Allora mi sorge uno dei miei dubbi balzani: non è che le donne sono più abituate a raccontarsi storie perché la vita addossa loro più limiti e più responsabilità e le storie sono, dopotutto, un metodo di fuga dalla realtà rapido, economico e indolore?
E non è che queste storie che si raccontano (ci raccontiamo) sono per lo più storie d'amore perché, soprattutto in questo campo, partiamo con aspettative troppo alte che vengono puntualmente deluse?
Insomma: prima ci crescono a supereroi e principi azzurri... poi ci dicono (o ce ne accorgiamo da sole, dolorosamente): "mi spiace, non ce ne sono più, sono rimasti solo i buzzurri!"
Ok, ok, questa è un po' eccessiva, ma suonava bene. Scusatemi (soprattutto gli eventuali uomini all'ascolto)!
Comunque sia credo che sogno e realtà, in qualche modo, siano molto più distanti per noi che per i nostri amici e compagni e, per questo, noi perdiamo molto tempo e molte forze a tentare di farli coincidere, o per lo meno ad avvicinarli, perché dopotutto, facciamo fatica a rinunciare ai sogni.
O, forse, siamo semplicemente più logorroiche?!
Chissà...
Se a questo punto vi state chiedendo se c'ho provato anch'io a scrivere fanfiction, tranquillizzatevi: non l'ho fatto. Immagino sia parecchio divertente, ma non ho tempo e credo di non essere mai stata in grado di portare avanti decentemente storie complesse, anche se mi piacerebbe tanto.
E poi, come mi ha ricordato via FB un amico che non vedo da tempo e ho scoperto sta scrivendo un fantasy: "Noi siamo responsabili dei nostri personaggi".
E io ne ho già una manciata, inventati più meno nello stesso periodo in cui mi fingevo una cavalieressa stellare, che ho lasciato in un mare di guai dai quali non ho più la forza di tirarli fuori. E me ne dispiace.
Dovessi rimettermi a scrivere storie, avrei quantomeno il dovere di ricominciare da loro...

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