Milano con il sole è diventata ormai una nostra prerogativa. Dovremmo forse farci dare una percentuale, perché, mentre altrove, più di una volta, le nostre gite causano lo scatenarsi degli elementi, la capitale meneghina, finora, sia d'estate che d'inverno ci si concede al suo meglio.
Mattina luminosa, ammirata attraversando Parco Sempione, dove un'incredibile quantità di coppie di neosposi presumibilmente cinesi faceva le foto con i parenti sull'orlo del lago, e nell'anfiteatro semideserto dell'omonima piazza, mentre le mie compagne di viaggio, scendendo i quattro gradini di contorno, s'immaginavano una certa scalinata di Filadelfia...
La prima scusa ufficiale della gita era accompagnare Dani, che doveva andare a Milano per lavoro, la seconda era visitare al Castello sforzesco la mostra di illustrazioni di libri per ragazzi realizzata per celebrare i 150 anni della Salani, terza scusa: rivedere Elisa, che avevo promesso di andare a trovare per le feste. Bastano? Beh, le abbiamo fatte bastare!
E pazienza se, come spesso capita, poi si divaga per bancarelle rosso natalizio all'ombra benevola e arzigogolata del Duomo in una sera prima rosa, poi azzurra, scesa piano sulla piazza gremita.
La mostra è interessante e, tra un piccolo lord e una fata dai capelli turchini, abbiamo ritrovato un antenato del photoshop: la foto di una fanciulla inserita all'interno di un disegno fatto a mano, esperimento grafico innovativo datato 1912, ed anche i precursori di "Porta a Porta": librettucci che, già a fine Ottocento, narravano con dovizia di particolari macabri o scabrosetti fatti tratti dalla cronaca ed erano venduti a poco prezzo per la fame di grottesco che, evidentemente, non è così moderna.
Poi, ovviamente, incorniciate in oro, c'erano le copertine di Serena Riglietti per Harry Potter: sinuose e zeppe di simboli.
Il bookshop della mostra, poco abitato, era curato, guardacaso, dalla Libreria dei Ragazzi; ma anche la libreria a tema religioso nella quale ci siamo infilate lungo il tragitto, con notevoli presepi in legno d'ulivo e il libraio gentile, aveva un suo perché...
Elisa ci aspettava seduta sul bordo della fontana del castello, e anche se la prima cosa che le abbiamo chiesto, dopo i saluti, è stata di portarci a mangiare (erano quasi le due), sono pressoché certa che ci perdonerà, se non altro perché le abbiamo poi fatto da personal shopper per la scelta di una collana; e pazienza se avevamo pareri diversi e quelli di "Ma come ti vesti?", probabilmente, ci cestinerebbero buona parte del guardaroba.
In treno Costi aveva con sé il libro colpevole della magra figura raccontata in un altro post, che le ho sottratto e letto al volo, a parziale discolpa.
Attorno a noi, sia all'andata che al ritorno, tanti bambini tuttosommato quieti, a parte una piccola meraviglia color cioccolata che, diciamo così, ha manifestato con decisione la sua presenza. C'era il bimbetto biondino accompagnato da genitori in su con gli anni che gli stanno facendo scoprire, una ad una, le città. Tra quelle che ancora mancavano hanno nominato Trieste. Non ho potuto che approvare la scelta.
E c'erano quattro preadolescenti di ritorno dalla mostra di Picasso, che si sono sprofondate quasi con la stessa attenzione prima nel maxi catalogo acquistato dalle mamme, poi nei rispettivi videogiochi.
Bambini anche al parco: due, piccolini, che tentavano in tutti i modi di sabotare il papà intento a fare ginnastica (bravi, così si fa!) e uno più grande che, sollevato di peso dalla sua sedia a rotelle e posato su una panchina, si godeva il sole in faccia come il più prezioso dei tesori. Sullo sfondo, immobili e ancor più surreali, i bagnanti di De Chirico umidi di brina.
Eh sì, Milan l'è un gran Milan! Ma altre città, ormai, attendono il nostro ritorno: le scorte di tè alla rosa e bergamotto del Florian, infatti, sono agli sgoccioli...
Ah, e se fra due giorni vi occorre una befana, fatemi un fischio!
Saluti nasuti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento