“Fammi uguale, Signore, a quelle foglie
moribonde che vedo oggi nel sole
tremar dell’olmo sul più alto ramo.
Tremano, sì, ma non di pena: è tanto
limpido il sole, e dolce il distaccarsi
dal ramo per congiungersi alla terra.
S’accendono alla luce ultima cuori
pronti all’offerta; e l’agonia, per esse,
ha la clemenza di una mite aurora.
Fa’ ch’io mi stacchi dal più alto ramo
di mia vita, così, senza lamento,
penetrata di Te come del sole.”
(Ada Negri)
Ecco la conferma di quello che scrive la Cri nell'ultimo post.. nelle parole di uno sconosciuto ritoviamo qualcosa che ci appartiene, un'immagine che dà forma a un sentimento che non sapevamo come descrivere... Questi bellissimi versi della poetessa Ada Negri, da me scoperti per caso (ma non proprio..) su un giornaletto, colgono in pieno ciò che sento in questa notte di mezzo autunno e danno forma a qualcosa di malinconico e caotico che mi frastorna ormai da mesi... Li dedico alla mia madrina che in questa notte ha raggiunto la sua mamma...
1 commento:
Ogni parola è ben misera cosa in queste situazioni, tranne forse quelle dei poeti e quelle della preghiera, se rimane sufficiente forza per pronunciarle.
Comunque sia ti ringrazio per aver condiviso qui i tuoi pensieri anche in questa situazione.
Credo sia una cosa molto preziosa.
Ti abbraccio e ti dico che ci sono, che tutte noi ci siamo, se ti occorre...
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