"Vorrei che tu venissi da me in una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo".
(Dino Buzzati, Inviti superflui)
Ed eccola, finalmente, una delle poche ragioni per cui sono disposta a tollerare l'inverno.
Questa volta s'è fatta attendere, ma glielo perdono, perché mentre ero incastrata nel consueto delirio automobilistico che si scatena a ogni nevicata, la vedevo scendere luminosa e sono riuscita a non dire nemmeno una parolaccia, il che ha dell'incredibile.
Stamattina sono andata a lavorare con una pala nel bagagliaio, nella vana speranza di riuscire ad aprirmi un varco nel monte bianco che gli spartineve hanno gentilmente accumulato davanti al mio posto auto, ho poi ripiegato sulle righe blu sborsando i 3 euro regolamentari con distacco zen.
Anche quando non la vedo mi sento comunque più leggera, perché il suo riflesso chiaro, consolatorio, entra fin dentro l'ufficio e m'impedisce di prendermela con il computer che fa quel che vuol lui anziché quel che gli chiedo e con il sindaco d'un paesello d'Appennino che mi manda una roba incomprensibile da pubblicare sul sito comunale.
E poi vengo presa a tradimento da "pensieri malinconici e grandi", come dice Buzzati nello stesso meraviglioso racconto che ho citato all'inizio, oltreché da botte di regressione infantile, che mi portano a camminare a naso all'aria per ammirare le piante innevate e i candelotti di ghiaccio appesi ai segnali stradali rischiando, ovviamente, di sbattere il naso da qualche parte.
Insomma, nei giorni di neve avete buone probabilità d'incontrarmi più svampita del solito, d'accordo, ma anche più tranquilla, bendisposta, tollerante, quasi quasi serena.
Approfittatene, dunque, perché lo sapete che dura poco!
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