Ricordo o sogno? Fate voi.
Ci ho messo due giorni a scoprire che aveva gli occhi azzurri. Li teneva ben nascosti dietro un'onda di capelli neri e occhiali sottili, cerchiati di scuro. Me ne sono accorta quando me li ha piantati addosso, regalandomi uno degli sguardi più belli mai ricevuti: lungo, intenso, ma assolutamente privo di malizia. Perché credo che fin da allora la sua idea di affetto fosse inclusiva, non esclusiva. Era capace, con un'occhiata, di farti capire che di te gl'importava davvero, che davvero ti stava ascoltando e che eri, per lui, una cosa preziosa; ma era inutile farsi illusioni, perché ci voleva poco a capire che era in grado di fare lo stesso con chiunque: una dote ideale per la vita che si è scelto.
Anche la sua voce, strana, profonda, era un filo d'acqua chiara: facile da riconoscere anche in mezzo alla folla e maledettamente rassicurante, capace di dire con semplicità cose profonde.
Mi sono concessa d'ascoltarla a lungo, una volta, nella veranda torrida di un bar semideserto. Parlava con un'amica a me altrettanto cara e il sole scovava pagliuzze dorate negli occhi di entrambi. Io li guardavo in silenzio, felice della loro presenza e terrorizzata di perderli, come, infatti, è successo, per ragioni uguali e contrarie. Perché tutti trovano la loro strada, prima o poi. Quasi tutti. "Non essere triste per le cose passate, ma ringrazia per averle avute" era una frase che amava ripetere. E che io non ho imparato. Altre sue parole, invece, le ho fatte mie; e sentirmele in bocca è l'unico modo che ho per tentare di assomigliargli.
Nei pochi momenti della nostra amicizia gli è riuscito, senza saperlo e, certo, senza volerlo, di farmi vivere scene simili ad altre inventate nelle storie che mi raccontavo da bambina. Piccole cose perfette, assolutamente insignificanti per gli altri (e, forse, per lui), che a me, invece, hanno insegnato contemporaneamente due cose: che persone simili a quella con cui vorrei trascorrere la maggior parte della mia vita esistono (e saperlo rende difficile accontentarsi); e che, però, sono irraggiungibili. Allora non resta che rassegnarsi a sfiorarle e ricordarle o, almeno, immaginarle...
Lo so, lo so, è un po' delirante, ma è da tanto che ci penso a questo post. Ora mi ripiglio e prometto di non scriverne altri simili. Abbiate fiducia!
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