"Le cose belle sono lente"
(Pane e Tulipani)
Care ciose maestre. E' finita la scuola! Non c'è bisogno che ve lo dica io. Lo so che ve ne siete accorte e avrete tirato un sospirone di sollievo. E so anche che, in realtà, non è proprio finita: ne avrete almeno fino a fine mese di riunioni, scrutini e compagnia cantando; e il 1° settembre sarete di nuovo in ballo. Quindi, a chi (me compresa) invidia alle maestre i tre mesi di ferie occorre dire, anzitutto, che sono due e, subito dopo: provate voi a passare 6 mattine a settimana per 10 mesi l'anno attorniati da 25 pargoli, poi ne riparliamo...
Comunque. Sarà perché dopo settimane novembrine, finalmente è tornato il sole, sarà perché quando giro per Parma non incontro più folle di ragazzini raggrumati attorno alle fermate dei bus, ma li vedo in ordine sparso coi palloni nei cestini delle bici diretti ai campetti, o fuori dalle gelaterie con un cono fuori ordinanza, che mi è presa una botta di nostalgia feroce per le mie estati da studente. Sembra strano ma mi mancano soprattutto certi pomeriggi vuoti, in bilico sull'orlo della noia. Quelli in cui non c'erano feste, piscine, gite, genitori da accompagnare a fare qualche commissione. A volte nemmeno amici. Giusto una bicicletta con cui aggirarsi per il cortile; oppure un libro con il quale rintanarsi in un cantuccio fresco di casa.
In uno di questi pomeriggi ho letto per la prima volta Il piccolo principe, nascosta tra i mobili della sala accatastati, causa rifacimento della tappezzeria, in quella che sarebbe diventata la mia camera. In un altro ho imparato a pattinare da sola, avvinghiandomi alle ringhiere dei garages. Non c'ero mai riuscita prima, intimidita, forse, dai troppi consigli e dalle troppe paure di mio padre, che aveva tentato di insegnarmi.
Li ricordo questi pomeriggi, che certamente avrete avuto anche voi, perché credo che sia grazie a queste ore vuote, a questo tempo solo nostro da inventare - o anche, perché no, da sprecare - siamo diventate grandi: abbiamo imparato a fare i conti con noi stesse, a raccontarci storie e coltivare ricordi. O, almeno, per me è stato così. E provo una gran pena per certi piccoli che, appena suonata l'ultima campanella, vengono incasellati in un grest, spediti a un campo estivo o altro e sono privati del lusso di annoiarsi, che da grandi non capita più.
Lo so, lo so che i tempi son cambiati, che i genitori lavorano entrambi e non sanno dove lasciarli e che anche loro, come tutti, troveranno il loro modo di crescere e imparare a conoscersi; ma penso che un po' di tempo veramente libero farebbe anche a loro un gran bene, più che una vacanza studio all'estero...
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1 commento:
Ah, io un pomeriggio di noia me lo sono guadagnato: sono a casa dal lavoro con la febbre; ma non era esattamente quello che intendevo quando ho pensato questo post.
Inutile dire che oggi avrei dovuto assistere alla realizzazione di un laboratorio didattico a cui lavoravo da due mesi.
Ottimo tempismo...
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