martedì 27 marzo 2012

Niente di nuovo sul fronte occidentale

"Le immagini
che sono
dentro la parola
sono infinite"

(Tonino Guerra)

Confesso, a parte lo spot-tormentone e quel minimo sindacale che ne sapevano tutti, l'unico rapporto con il poeta-scultore-sceneggiatore romagnolo è stato quando, per lavoro, mi son trovata spersa nelle paludi ferraresi a guardare una strana scultura all'ingresso di un ristorante e, mentre stavo decidendo se mi piaceva o no, lo chef ha detto che era di Tonino Guerra e che quel giorno era il suo compleanno e l'avrebbe chiamato per fargli gli auguri perché era un suo amico.
La frase che ho citato sopra l'ho orecchiata ieri sera in tv, facendo zapping selvaggio (ogni tanto è ammesso). E' abbastanza ovvio che mi piaccia.

Scrivo questo post sconclusionato dopo una mattinata al pronto soccorso, così, tanto per gradire. Ne sono uscita con la prescrizione per una risonanza e visita ortopedica, che, spero, serviranno a scoprire perché il mio ginocchio destro ogni tanto fa sciopero selvaggio e violento, lanciandomi fitte da lacrime agli occhi. E stasera ha cominciato a farmi male anche l'altro, per par condicio, immagino.
Ma io un malanno normale mai?
Ma perché 'ste sfighe sempre di primavera?
Vabbé, basta. Il mugugno telematico è finito.
Ora, per consolarmi, ci vorrebbe la torta di panna e fragole di Meg e Co. Se non dal vero, perlomeno qui sul blog. Vi assicuro che è una mano santa!
Beh, anche la tisana ai frutti di bosco non è male, soprattutto se, mentre aspetti che l'acqua si scaldi, chiedi a tuo padre che è in cucina: "Bolle?" e ti viene in mente che quello che hai pronunciato non è solo un verbo, ma anche un cognome.
Ecco, dopotutto aveva ragione Tonino...

lunedì 19 marzo 2012

We are the world

Ieri ho fatto un giro alla fiera di San Giuseppe: un classico della tradizione parmigiana, l'appuntamento che sancisce, con bancarelle e baracconi, l'arrivo della bella stagione.
Oltre all'ennesima pashmina acquistata da un banchetto di peruviani, ho comprato una fetta di strudel trentino da una ragazza pugliese e un arancino siciliano da un nordafricano.
Devo ammettere che, subito, sono rimasta un po' perplessa. Poi mi son detta: perché no?
E tornando a casa ho pensato che in dispensa ho ancora un pugno di farina di ceci per preparare una farinata ligure; e forse m'è rimasto anche un po' di cous cous... Non lo farò mai buono come il primo che ho assaggiato (vedi foto), preparato da una tunisina che aveva la mia stessa età e tre figli, ma ci si può accontentare.
Saluti multietnici.

lunedì 12 marzo 2012

Giacomo, Guido e le galline

Ed ecco a voi la terza puntata del nostro viaggio artistico letterario tra i pennuti.
Poiché l'idea è venuta a Dani, mi sembra giusto pubblicare oggi questo post e dedicarglielo, nel giorno del suo compleanno.

Passata è la tempesta:
odo augelli far festa, e la gallina,
tornata in su la via,
che ripete il suo verso. Ecco il sereno
rompe là da ponente, alla montagna;
sgombrasi la campagna,
e chiaro nella valle il fiume appare.

(Giacomo Leopardi, La quiete dopo la tempesta, 1829)

"Una cocotte!..."
"Che vuol dire, mammina?"
"Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!"
Co-co-tte... La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
un senso buffo d'ovo e di gallina...

(Guido Gozzano, Cocotte, 1909)

Che dire? Come abbiamo fatto a dimenticarci Leopardi, il grandissimo, l'austero, il dolente, che non si fa problemi a infilare una gallina nei primi versi di una delle sue poesie più famose. E come ho fatto io a dimenticarmi questa deliziosa associazione di idee di Gozzano che, come sapete, mi piace?
Chissà, ma ora eccoli qua, in compagnia di un quadro di Sargent, ovviamente a tema, e dell'augurio a tutte/i quante/i di una buona settimana e un abbraccio particolare a T., il quarto pulcino, che finalmente abbiam visto in faccia: due mesi e mezzo di simpatia e guance rotonde. Auguri anche a lui!
E benvenuta a Castagna, che si è iscritta al blog.

lunedì 5 marzo 2012

Quasi un quadrifoglio

Venerdì mattina, quando la mia bicicletta mi ha visto affacciarmi dalla porta della rimessa, nella quale è stata confinata per quattro mesi con la sola compagnia delle sue colleghe appartenenti agli altri condomini, non poteva credere ai suoi raggi. Appena s'è accorta che avevo in mano la pompa per gonfiarle le ruote e, dunque, avevo intenzioni serie, le si è appannato il fanale dalla commozione.
E' cominciato più o meno così, quest'assaggio di primavera: con una corsa al lavoro in bicicletta. Oggi pare sia già tutto finito: cielo bigio e temperature in calo; ma non importa, perché li ho visti i bucaneve sulle rive dei fossi e le persone chine nei campi a raccogliere erbette (che in italiano credo si chiamino biete) per i tortelli omonimi. E lo so che mancano meno di 20 giorni all'inizio ufficiale della nuova, sospirata, stagione.
Oggi, poi, è il compleanno di Marco Paolini (sic!) e mi sono resa conto di aver cominciato a citarlo quassopra perché mi sarebbe piaciuto vederlo dal vivo e che effettivamente è successo. E la cosa ha funzionato anche con Venezia: poco più di due anni fa avevo espresso in un post il sogno di riuscire a starci più di un giorno di seguito e si è avverato. Così, per mera scaramanzia, provo a pubblicare oggi - in preda ai consueti desideri di fuga che mi colgono appena annuso un po' di tepore - una lista di posti da vedere, nella speranza che, ancora una volta, il blog mi/ci sia propizio.
Torino: ovvero, Venaria, il Museo egizio e... le pasticcerie!
Come corollario a questa meta, una capatina ad Agliè a vedere la villa di campagna di Guido Gozzano e il panorama del Canavese cantato in una manciata dei suoi versi a me più cari.
Barbiana: perché l'ho promesso a Costi anni fa e perché non è lontana da Firenze...
L'Altipiano di Asiago: perché dopo aver letto Rigoni Stern e Meneghello non si può non andare.
Il Carso, perché dopo aver letto Ungaretti...(vedi sopra) e perché così abbiamo una scusa per tornare in Friuli.
La Val di Sella (vedi foto): per ascoltare le sculture tra gli alberi e vedere qualche bel concerto all'aperto. No, forse era viceversa, ma funziona anche così!
Infine, vorrei portare a Camaldoli le ciose che non ci sono mai state, e salire all'eremo di giorno, perché va bene che di notte con le stelle sulla testa e le lucciole nel bosco è un incanto assoluto, ma non si riesce ad avere un'idea di come sia fatto.
E poi ricordo allo zoccolo duro delle galline viaggianti che ci manca ancora Torcello...
Sono sicura di aver dimenticato qualcosa, ma ora basta, che ho un sacco di lavoro da fare e questi discorsi non aiutano certo la concentrazione.
Saluti a dita incrociate.