mercoledì 26 ottobre 2011

Questione di sfumature

Due cose al volo.
Ieri sera ho ricevuto una mail inviata all'urbi et orbi da un'amica che non vedo da tempo, ma che non per questo mi è meno cara. A me è piaciuta tanto e non ho resistito alla voglia di condividerla col resto del pollaio. Dice così:
"Mi sono svegliata, ho alzato le braccia, ho piegato le ginocchia, ho girato il collo, e tutto ha fatto CROOOC... Allora sono giunta alla conclusione: non sono vecchia, sono croccante...!!!"
Non so voi, ma io approvo in pieno!

Qualche minuto prima mia madre, dopo aver finito di bere l'ennesima medicina, ha fatto una delle espressioni più schifate che io abbia mai visto; così m'è venuto da chiederle: "Com'è?" E lei, laconica: "Non è che sia proprio cattiva... è disgustosa". Quando si dice la precisione.

Vorrei anche raccontarvi di quella notte che abbiam tirato l'una e mezza chiacchierando e arrotolando... orecchini di carta; ma, se vorrà, lascerò questo piacere a Dani, anche perché è colpa sua!
Saluti piumati.

lunedì 17 ottobre 2011

Non so se veramente fu vissuto...

Ricordo o sogno? Fate voi.
Ci ho messo due giorni a scoprire che aveva gli occhi azzurri. Li teneva ben nascosti dietro un'onda di capelli neri e occhiali sottili, cerchiati di scuro. Me ne sono accorta quando me li ha piantati addosso, regalandomi uno degli sguardi più belli mai ricevuti: lungo, intenso, ma assolutamente privo di malizia. Perché credo che fin da allora la sua idea di affetto fosse inclusiva, non esclusiva. Era capace, con un'occhiata, di farti capire che di te gl'importava davvero, che davvero ti stava ascoltando e che eri, per lui, una cosa preziosa; ma era inutile farsi illusioni, perché ci voleva poco a capire che era in grado di fare lo stesso con chiunque: una dote ideale per la vita che si è scelto.
Anche la sua voce, strana, profonda, era un filo d'acqua chiara: facile da riconoscere anche in mezzo alla folla e maledettamente rassicurante, capace di dire con semplicità cose profonde.
Mi sono concessa d'ascoltarla a lungo, una volta, nella veranda torrida di un bar semideserto. Parlava con un'amica a me altrettanto cara e il sole scovava pagliuzze dorate negli occhi di entrambi. Io li guardavo in silenzio, felice della loro presenza e terrorizzata di perderli, come, infatti, è successo, per ragioni uguali e contrarie. Perché tutti trovano la loro strada, prima o poi. Quasi tutti. "Non essere triste per le cose passate, ma ringrazia per averle avute" era una frase che amava ripetere. E che io non ho imparato. Altre sue parole, invece, le ho fatte mie; e sentirmele in bocca è l'unico modo che ho per tentare di assomigliargli.
Nei pochi momenti della nostra amicizia gli è riuscito, senza saperlo e, certo, senza volerlo, di farmi vivere scene simili ad altre inventate nelle storie che mi raccontavo da bambina. Piccole cose perfette, assolutamente insignificanti per gli altri (e, forse, per lui), che a me, invece, hanno insegnato contemporaneamente due cose: che persone simili a quella con cui vorrei trascorrere la maggior parte della mia vita esistono (e saperlo rende difficile accontentarsi); e che, però, sono irraggiungibili. Allora non resta che rassegnarsi a sfiorarle e ricordarle o, almeno, immaginarle...
Lo so, lo so, è un po' delirante, ma è da tanto che ci penso a questo post. Ora mi ripiglio e prometto di non scriverne altri simili. Abbiate fiducia!

lunedì 10 ottobre 2011

Autunni, moribonde dolcezze

Ieri, a chi abbia avuto la fortuna di passare sul crinale che porta da Langhirano a Traversetolo, l'autunno ha offerto uno spettacolo notevole. Forse lo ha fatto per farsi perdonare la malagrazia con cui ci è piombato addosso, precipitandoci da 28 a 14 gradi nel giro di un giorno.
A destra il rincorrersi delle creste verdeoro degli Appennini. A sinistra l'intera pianura Padana e, oltre, le Alpi azzurre con le cime più estreme già coperte di neve. Sopra un cielo turchese e piccole nuvole-giocattolo bianche e immobili. Attorno un'aria di vetro.
Se poi capita anche di viaggiare in compagnia di un enorme mazzo di lavanda e di un cartoccio di caldarroste tiepide, l'incanto è perfetto e il freddo quasi sopportabile.
Questo post è dedicato a Costi. Il titolo è il solito Ungaretti.
Saluti imbacuccati.