martedì 27 aprile 2010

La leggenda dei monti naviganti

Ecco il titolo del libro che ho promesso a Costi di pubblicare come promemoria. E' un esametro. Non l'ho scoperto io, anche se ho controllato contando le sillabe sulle dita, lo dice l'autore, Paolo Rumiz, che vi ho citato due post fa. Ringrazio Dani per avermelo prestato e la avviso che lo terrò in ostaggio un altro po'. Racconta di due incredibili viaggi: il primo del 2003 attraverso le Alpi, con vari mezzi, dall'auto al treno alla bicicletta, il secondo, nel 2006 lungo gli Appennini a bordo di una Topolino del 1953. Credo sia una delle cose più belle che ho letto negli ultimi anni. E' bello per quel che racconta: itinerari secondari per un'Italia quasi sconosciuta - e vera - che resiste con coraggio all'omologazione forzata della modernità; personaggi memorabili, dal violoncellista che fa suonare le foreste alle pastore sannite; paesaggi d'incanto; un mondo di storie dimenticate. Ed è bello per come lo racconta: una lingua meravigliosa, elegante, che abbraccia tutti i registri, consapevole della sua musica e del valore delle parole.
"Lontano dai luoghi della finzione e del frastuono" racconta il giornalista,che si è fatto Trieste Istanbul in bicicletta, cita Tolkien e ha una passione, che condivido, per i toponimi strani e per le utilitarie, "ho attraversato a volte una soglia invisibile e scoperto luoghi dello spirito...in questi spazi la parola - il logos - sembra riacquistare senso e rigenerarsi come in una cassa armonica. Qui il pensiero si espande naturalmente, e naturalmente incontra il Sacro, se non altro per il bisogno fisico di superare i contrafforti che gli chiudono l'orizzonte". Buona lettura e...buon viaggio!

mercoledì 21 aprile 2010

Arte taumaturgica

Ieri al Regio, all'intervallo tra un dolore e l'altro del povero Werther, una signora ha confessato che soffre d'insonnia ma, quando viene all'opera, poi, dorme come un angioletto.
Niente di strano. E' da quando ho smaltito un misto di raffreddore & nausea ai Capitolini di Roma, tra un incontro con la Lupa e cinque minuti di catalessi nella stanza di Guido Reni, che sono certa del potere taumaturgico dell'arte. Credo, però, che perché funzioni (quando funziona...) debba esserci, a monte, un minimo di passione; perché le passioni, quali che siano - per l'arte, la musica, la danza, lo sport, la cucina, sia approfondite con costanza sia approcciate da orecchiante - fanno sentire vivi, fanno stare bene, chiedono, per loro natura, di essere condivise. A una sola condizione: devono essere vere.

venerdì 16 aprile 2010

Consoliamoci

La turnata di compleanni di marzo-aprile si è ufficialmente conclusa.Prossimo appuntamento a giugno.
A tutte le ciose con un anno in più sulla cresta dedico idealmente (non ne è rimasta più neppure una briciola) le due torte che ho preparato per addolcire il passaggio: a sinistra la cioccolatina, a destra una crostata di mirtilli. Auguri ipercalorici.

lunedì 12 aprile 2010

Ulisse

“Mi chiedo se la forza del racconto non nasca nell'uomo da millenni di cammino, se il narrare (assieme al cantare) non nasca dall'andare. E se il nostro mondo abbia disimparato a raccontare semplicemente perché non viaggia più.” (Paolo Rumiz, È Oriente)

Domani invecchio. Ringrazio Moki per gli auguri anticipati. Pensavo che le cose che più mi mancano degli anni tra le superiori e l'università sono le gite con chitarra al seguito pigiate sulle auto degli amici più grandi o delle amiche neopatentate, sia che fossero per un pic nic in Appennino (avevamo coniato il verbo "impratarsi" per indicare l'ardua scelta di un luogo adatto alla sosta), o per qualche meta di poco più esotica e, ancora, le serate passate a cantare fino a perdere la voce con un repertorio che andava, senza soluzione di continuità, dai cori alpini a Ligabue. Poi, sono da sempre convinta che la capacità di raccontare sia una cosa meravigliosa e ho grande ammirazione per chiunque la possieda, scrittore, attore o cantante che sia. Per questo mi è subito piaciuta la citazione di cui sopra, scovata in internet mentre cercavo qualche notizia su questo giornalista-viaggiatore, di cui mi è capitato di leggere qualche giorno fa un delizioso reportage su un epico viaggio in treno attraverso le linee secondarie d'Italia lungo quanto la Transiberiana: un'impresa di fronte alla quale i nostri record (3 treni e una corriera per Camaldoli e 3 treni per Trieste, patria tra l'altro, del suddetto giornalista) non possono che impallidire; ma pure restano nostri, degni di essere ricordati e raccontati, tanto quanto il viaggio di un certo Ulisse... Mioddio che voglia di vacanze!

martedì 6 aprile 2010

Treno in transito al binario tre

Dopo tutto avevamo dei precedenti. Come non ricordare la gita al parco Sigurtà trasformatasi in un pic nic indoor a casa di Meg causa pioggia, o la scenografica tempesta a Bardi? Ormai dovremmo saperlo che le ciose in viaggio a Pasquetta (e non solo) tendono a scatenare la furia degli elementi. Perché stupirsi, dunque, se, partite da Parma con un accenno di sole, ci siamo ritrovate a Ferrara a rimpiangere un cappotto invernale tra pioggerellina gelata e venticello più triestino che padano? Quindi, dopo la visita d'ordinanza alla mostra della collezione Maeght a Palazzo dei Diamanti (vorrei anch'io in camera una delle installazioni mobili di Calder, ma, soprattutto, sarei curiosa di sapere quanto si divertiva Mirò a inventare i titoli dei suoi quadri), siamo state praticamente costrette a rifugiarci in una pasticceria-bar-ristorante, da cui abbiamo trovato il coraggio di uscire (dopo primo, secondo, dolce e caffè...) solo quando il tempo si è rimesso al bello. Poi, che colpa abbiamo noi se, appena fuori, siamo incappate in un mercatino di chincaglieria varia che ci ha sbarrato la strada? Liberateci dal vigliacco assalitore (previo acquisto di anellini,collanine, braccialetti a mo' di riscatto) siamo riuscite a visitare il Duomo, a passeggiare attorno al Castello (chiuso e vagamente fontanellatesco), a infilarci nella chiesa del Gesù, con il suo notevole compianto sul Cristo morto di fine Quattrocento, e a mettere il naso nel paradisiaco giardino della Certosa, prima di reimbarcarci sul treno del ritorno. Stavolta è andata così. E poteva andare peggio, visto che, su un pilastro di un palazzo in centro erano indicate le piene del Po, la più alta delle quali ci sovrastava di almeno quattro metri... Per le prossime volte, propongo di ripetere, prima della partenza, a mo' di mantra propiziatorio per tempi migliori il titolo di questo post. Suona più o meno come "Trentatrè trentini", ma ha in più quell'idea avventurosa e liberatoria che dà il balzare su un treno in corsa senza sapere dove porterà.

giovedì 1 aprile 2010

L'Aprile!

"E mi sembrava quasi un'eternità
che non salivo scalza sopra quel glicine
in penombra ti guardavo dormire
nei capelli tutti i nidi d'aprile"

(I venti del cuore, M. Bubola - P. Fabrizi)

Scusate, lo so che questa è una botta di egocentrismo, ma che ci posso fare se il mese di nascita è una delle pochissime cose che non cambierei?
Saluti folli, luminosi, scostanti e piovosi... come l'Aprile!
E tanti auguri a Moki, che non è affatto un pesce, ma direi, piuttosto, una tigre della Malesia...